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κρόνος/καιρός: tempo che opprime e tempo che salva
In questa sezione si ospitano contributi e riflessioni che abbiano tematizzato o tematizzino il rapporto tra due diversi modi di darsi del tempo, specificamente tra il tempo come kronos e il tempo come kairos.
Michele Alessandrelli,
Ἐξαγοράξεσθαι τὸν καιρόν
Vi è una espressione nell’epistolario paolino che stupisce per la profondità e ricchezza di senso: ἐξαγοράξεσθαι τὸν καιρόν. La si incontra due volte: nel capitolo 4 della Lettera ai Colossesi, al versetto 5 e nel capitolo 5 della Lettera agli Efesini, al versetto 16. Nella Sacra Scrittura, essa vanta un’altra sola occorrenza nel libro di Daniele. Il brano della lettera agli Efesini è quello che meglio ne fa risaltare il significato. Per capirne la portata si deve però partire dal versetto immediatamente precedente:
Βλέπετε οὖν ἀκριβῶς πῶς περιπατεῖτε, μὴ ὡς ἄσοφοι ἀλλ’ ὡς σοφοί, / ἐξαγοραζόμενοι τὸν καιρόν, ὅτι αἱ ἡμέραι πονηραί εἰσιν.
Vediamo come i due versetti sono stati resi in alcune traduzioni.
La Biblia Sacra Vulgata ha:
15 Videte itaque quomodo caute ambuletis non quasi insipientes sed ut sapientes 16 redimentes tempus quia dies mali sunt
Lutero:
15 So seht nun sorgfältig darauf, wie ihr euer Leben führt, nicht als Unweise, sondern als Weise 16 und kauft die Zeit aus, denn die Tage sind böse
La Holy Bible di Re Giacomo (1611) offre in lingua inglese un calco del latino della Vulgata:
15 See then that ye walk circumspectly, not as fool, but as wise 16 redeeming the time, because the days are evil
Voglio trascrivere anche la traduzione in lingua francese di Chouraqui (1985):
15 Regardez donc attentivement comment vous marchez, non comme des insensés, mais comme des sages, 16 qui rachètent le temps, car les jours sont criminels
Proviamo a unificare queste quattro traduzioni nella seguente resa nella nostra lingua:
15 Vigilate dunque con rigore, con acribia, senza quindi lasciare nulla al caso, sul modo in cui camminate, vi comportate, perché cioè non camminiate/comportiate come stolti ma come sapienti, 16 redimendo (Vulgata e Re Giacomo), comprando (Lutero), riscattando (Chouraqui) il tempo, il kairos, perché i giorni sono malvagi, criminali.
Non è sicuro sia Paolo l’autore di questa lettera. La maggioranza degli studiosi ne dubita. Si è allora ipotizzato che il suo autore anonimo l’abbia composta basandosi sulla Lettera ai Colossesi. In ogni caso, qui interessa la possibile rilevanza di questi versetti per la particolare situazione in cui ci troviamo in questo tempo di pandemia, situazione in cui risuona con una forza tutta nuova l’affermazione della natura maligna, assassina dei giorni, di ogni giorno, cioè della natura assassina, criminale del tempo come κρόνος. Paolo o, letteralmente, chi per lui, sta dicendo che il tempo di cui ognuno di noi dispone è un tempo che dispone di noi, rendendoci schiavi della nostra volontà. Per volontà qui si deve intendere la volontà carnale, disunita e votata alla soddisfazione dei più diversi appetiti, compresi quelli intellettuali. Volontà carnale è quella che si esprime, per esempio, in un rapporto bulimico verso l’informazione tossica di cui siamo inondati in questo periodo di quarantena. In questo senso il tempo è malvagio, πονηρός, cioè al servizio di una potenza disgregante e omicida che rende seguaci del proprio θέλημα autoreferenziale e quindi stolti, ἄσοφοι. Da κρόνος vi è, per l’autore sacro, una solo possibilità di salvezza: ἐξαγοράξεσθαι τὸν καιρόν. Bisogna resistere alla tentazione di una sua resa astratta. Questo verbo significa, al contrario e in modo vertiginoso, qualcosa di molto concreto. Uno dei suoi significati primari è il seguente: “to recover by payment of a price from the power of another”. Da cui i più nobili significati di “redimere” e “riscattare”. Lutero, dei traduttori sopra menzionati, è il solo che abbia valorizzato questo significato più volgare e concreto optando per il verbo auskaufen. Ora, questo significato si può approfondire ulteriormente attraverso l’analisi di ἐξαγοράζω. La sua desinenza indica l’azione continua di recarsi nell’agora, in piazza, per comprare, e sottrarre alla piazza, il tempo di cui siamo stati derubati, qui significato dal termine kairos, con una permuta che esige la rinuncia a κρόνος, cioè al tempo malvagio che ci uccide asservendoci alla nostra volontà lacerata. In altre parole, l’autore sacro sta dicendo che per entrare in possesso di un tempo che non opprima ma ci liberi e ci renda sapienti c’è un prezzo da pagare, la rinuncia alla nostra volontà. Mi pare evidente il fatto che in questo atto di perdere/si per ri/avere/si, da rinnovare ogni giorno perché ogni giorno è maligno e del maligno, si esprima benissimo una dinamica assolutamente cruciale dell’esistenza umana. Una dinamica pasquale, fatta di atti concreti, puntuali, in cui ci si trascende spezzando il circolo vizioso che ci vede e ci vuole sempre in balia di noi stessi. Per l’autore sacro l’accesso al kairos passa solo per la rinuncia a sé stessi come fonte di senso e di azione. Per questo motivo il versetto 17 del capitolo 5 della Lettera agli Efesini recita:
διὰ τοῦτο μὴ γίνεσθε ἄφρονες, ἀλλὰ συνίετε τί τὸ θέλημα τοῦ κυρίου
In conclusione, la contrapposizione “paolina” tra κρόνος e καιρός ha un sapore paradossale: imprigiona e opprime ciò che libera (κρόνος che consegna l’uomo alla propria volontà carnale), libera e salva ciò che imprigiona (καιρός che consegna l’uomo al θέλημα τοῦ κυρίου).