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CCXV. Censura del De admirandis da parte di Nicola Modaffari (giugno 1620)
ASUR, Index, Protocolli CC, Registrum Magistri Segretarii Magdaleni, ff. 554r-v e 555r.
Documento non datato, ma risalente al giugno 1620, come si evince dal Decreto della Congregazione dell’Indice del 3 luglio dello stesso anno.
Ill.mi et Rev.mi Principes
Julius Caesar Vanninus Neapolitanus non est hereticus. Indicat hoc in sua epistola nuncupatoria ubi Bassompetraeum laudat quod hereticorum sit hostis et in fine operis librum Sacrae Romanae ecclesiae et Summi D. Nostri Pauli V Iudicio subijcit. Legenda sunt eius verba.
Aliqua tamen videntur obelis notata in illo, quae hyperbolice vir aulicus et Neapolitanus dixit, ut cum naturam Reginam deamque mortalium in ipso operis vestibulo appellat, Aristotelem pag. 9 pontificem maximum philosophorum noverat, pag.a 7a supremum numen sapientiae dictatorem, pag. 396 philosophorum Deum, pag. 25 divinum praeceptorem, pag. 479 divinum, pag. 3 et pag. 184 per eius genium et manes deprecatur eodem etiam pacto loquitur de Cardano pag. 93, de Pomponatio, p. 8 de Platone pag. 91, quibus in locis non est credendum christianum hominem in politheiam incidisse, vel idololatriam, sed sane est intelligendus, vel monendus ut corrigat.
Quemadmodum debet corrigere etiam quod ait pag. 382: Deum non agere in haec inferiora nisi mediante coelorum instrumento; nam immutaretur si immediate ageret et pag. 384: eiusdem causam afferens dicit quia non licet purum ab impuro tangi. Falsum est autem Deum aliqua immediate per se non producere ut patet in altioribus nostris supernaturalibus.
Corrigendus etiam est dialogus 52 ubi negat in daemonibus scientiam singularium ex doctrina Pomponatij magistri sui, et in rebus theologicis purus philosophus perplexe loquitur.
Demum de coeli animatione et motu varie loquitur f. 12 coeleste animal coelum appellat, et alibi animam illi tribuere videtur. Sed revera fo. 20 id negat licet aegre quidem quia christianus est. Legenda eius verba.
At licet animam illi non tribuat, negat tamen coelum ab intelligentia moveri pag. 21 quae aeque periculosum est in fide.
S. [Thomas ?] in 2 d. xiv a. 3 q. 2 post medium Quod coeli moveantur ab Angelis positio est ait magistrorum tam in theologia quam in philosophia, quia contraria pietati fidei et rationi plurimum esse videtur. Immo dicam Th. De potentia q. 6 a. 3 post medium fidei autem sententia est ait quod non solum corpora coelestia suo imperio moveant angeli locato, sed et alia corpora, deo ordinante et permittente.
Haec praecipue reperi notatu digna, reliqua quod notata et obelis signata inveni possunt sano modo intelligi. Atque pauca illa possunt ab eodem auctore corrigi, nec irritandum existino crabronem inter hereticos degentem aliqua gravi censura, sed monendum ut caute corrigat quae incaute et minus accurate scripsit, nam fo. 387 Intelligentias coelorum duces esse ait.
Hic N. Modaffarus Rector S. Thomae in Parione.
Ill.mi e Rev.mi Principi
Giulio Cesare Vanini, napoletano, non è eretico. Ne è prova la sua epistola nuncupatoria, in cui loda Bassompierre per essere stato nemico degli eretici e nella conclusione dell’opera sottomette il libro al giudizio della Sacra Romama Chiesa e del Sommo Nostro Pontefice Paolo V. Sono da leggere le sue parole.
Tuttavia in esso appaiono contrassegnate da sospetto talune cose che l’autore, napoletano e spirito aulico, dice in modo iperbolico, come quando chiama dea e regina dei mortali la natura nello stesso frontespizio dell’opera, o come quando a p. 9 cita Aristotele come pontefice massimo dei filosofi e a p 7 supremo nume e dittatore della sapienza, a p. 396 Dio dei filosofi, p. 25 divino precettore, p. 479 divino, p. 3 e p. 184 prega per il suo genio e per i suoi Mani e allo stesso modo parla di Cardano a p. 319, di Pomponazzi a p. 374, di Platone a p. 8, nei quali luoghi non è credibie che un cristiano sia caduto nel politeismo o nella idolatria, ma è certo da comprendere e da ammonire affinché si corregga.
Allo stesso modo deve correggere anche ciò che dice a p. 382, cioè che Dio non agisce sul mondo sublunare se non attraverso lo strumento dei cieli, poiché se agisse su di esso senza alcuna mediazione sarebbe soggetto al mutamento e a p. 384, rifacendosi alla stessa causa, dice che non è lecito che ciò che è puro sia toccato da ciò che è impuro. Ma è falso che Dio non produca di per sé senza mediazione alcuna come risulta nei nostri più alti scritti metafisici.
È da correggere altresì il Dial. lii, ove, sulla scorta della dottrina di Pomponazzi, suo maestro, nega che i demoni abbiano conoscenza delle cose singole e dice che il filosofo puro parla con molta incertezza intorno alle cose teologiche.
Infine parla in vario modo dell’animazione del cielo e del moto e definisce a p. 12 il cielo animale celeste e altrove sembra attribuirgli un’anima. Ma a p. 20 nega ciò sia pure in malo modo, perché è cristiano. Sono da leggere le sue parole.
Ma anche se non attribuisce al cielo un’anima, a p. 21 nega tuttavia che esso sia mosso dall’Intelligenza e ciò è ugualmente pericoloso per la fede.
S. [?] nella parte II, d. xiii, a. 3, q. 2 , dopo la metà. Che i cieli siano mossi dagli angeli è – dice – posizione dei maestri tanto in teologia quanto in filosofia, poiché sembra essere contraria tanto alla pietà della fede, quanto alla ragione. Anzi dirò con Tommaso, De potentia, q. 6, a. 3, dopo la metà, che si tratta di una posizione di fede poiché non solo i corpi celesti sono mossi da un angelo in essi localizzato, ma anche gli altri corpi si muovono per ordine e consenso di Dio.
Questo è quanto ho potuto riscontrare degno di nota, le altre cose che si possono ritenere rimarchevoli e contrassegnate dal sospetto si possono comprendere in modo sano. Poche sono le cose che possono essere corrette dall’autore, né ritengo che si debba mettere il dito nel vespaio degli eretici con una censura grave, ma penso che si debba ammonire l’autore affinché cautamente corregga ciò che ha scritto in modo incauto e poco accurato; infatti a p. 387 dice che le Intelligenze sono le guide dei cieli.
N. Modaffari, Rettore di S. Tommaso in Parione.
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