Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 569

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ma non questi, se non quando si piglia il vitio per virtù.
Il che acciò non avvenga ti darò regole infallibili: guarda
(dicendo) nell’amor mio et del prossimo, perché questo
affetto sarà guida delle attioni rette di ogni ente.

Ma se oprarai non per questo amor mio et del prossimo,
ma di beni fragili del tuo appetito senza freno di legge
d'amore ma di paura odiosa, uscirai di regola, si perverterà
la natura, sarai schiava della parte inferiore, et quella
sarà schiava del corpo che si distemprarà, ribellandosi il
più et manco caldo con varie infermità, li spiriti saranno
impuri fuliginosi grossi et gli organi mal formati. Et
pero diventerai ignorante per loro, et raro avverrà che
fiano lucidi puri et mediocri, simili all’Idea mia del tutto.
Et per prova saprai virtù et vitij, bene et male.
Et verrà
la morte <del corpo>, ribelle a te per la ribellione
tua da me, ché non potrai mantenerlo unito che non
si discioglia senza l’aiuto mio». l’anima ascoltava questi
precetti: ma quel che ne fece poi, lo sapete.

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