Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 348

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a noi, compendiosamente, secondo il modo del soprascritto proemio
mio, e dei padri che convertiro i Gentili, cioè di san Clemente, di Lattanzio,
ecc., e non de moderni che a noi scrivono.
E pigliare di quella
gente e ammaestrarla, e farne sacerdoti e religiosi e predicanti, e mandarli
alli paesi montani, e dove Spagna non può entrare a predicare la
loro fratellanza con noi, e li avisi che li abbiamo portati dal Re e dal
Papa, da parte di Dio. E dire che per la poca discrezione dei soldati,
Dio ci ha punito nel nostro emisfero con l’eresie e macomettismo,
onde ci manda di nuovo a loro, che senza offenderli li tiriamo alla fede
di Dio vero, e mandar con loro alcuni de nostri, e quelli che han fatto
gran progressi bisogna farli vescovi, abbati, ecc., e illustrarli, sì per
dare animo alli altri di far il medesimo, sì anco per mostrare a quei
popoli che a virtuosi loro maestri noi doniamo onori e ricchezze, e in
vero bisogna instituire un ordine di predicatori del Mondo nuovo con
questo titolo, perché è molto necessario.

2. Deve re di Spagna di quella gente populare i paesi, e non
ammazzarla, e delli non convertiti farne schiavi assai, come faceano i
Romani, che solo Lucullo ne avea quaranta mila, e spianavano i
monti, ecc., e per remigare, ecc., e di quelli che si convertono, farne
artefici, lavoratori, fabbri, ecc., e insegnarli l’arti mecaniche, e far che i
Spagnoli non siano altro che soldati, come fece Ciro di Lidia, che tutte le
genti che vinse avvilì con arti mecaniche, e i suoi con l’armi nobilitò.
E
perciò se ne deve assai di quelli trasportare in Spagna e Africa, e piantar
nelle falde d’Africa e Asia assai città e populose, facendo defensori e giudici
li Spagnoli, e artisti e agricoltori li Indiani e altri presi in guerra e
convertiti a noi, e delli loro re convertiti trasportare in Spagna e farli
baroni, per illustrare l’Imperio e dare l’animo a quei popoli benigno
verso questo paese nostro. Delli ostinati farne schiavi. E

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