Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 84

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La misericordia deve usarsi a tempo di pace, e con chi peccò per
ignoranza e fragilità di corpo o d’intelletto, e in favore della moltitudine,
ma non a tempo di guerra, né con maligni né con grandi capi di
fazioni e sollevamenti: se la virtù loro non è tanto illustre, che obligandoli
ti possano servire a più che non deservire, come Scanderbego
perdonò a Mosè suo rebelle gran capitano, e poi a lui utilisssimo, e
David a Joab quando uccise Abner, per il bisogno che avea della virtù
di Joab. Ma queste perdonanze si devono fare per il più quando non si
pecca contro la republica, ma contra privati; però non si deve disprezzare
la giustizia di propria bocca, ma di strana, ché Filippo re macedone
fu ucciso da Pausania per questa causa.
{Il Re} Deve dunque essere prudentissimo, come ho detto, per temperar
le dette passioni, ma sopra tutto sola la pietà e religione basta a governare
bene, come in Constantino, Teodosio e altri si scorge.
E si deve
stimare che i popoli per natura seguano il costume del prencipe. Onde
Platone disse che, riformato il re, tutto il popolo senz’altra legge si
riforma: però le sue virtù devono essere sopraumane quanto al senno.

Quanto poi alla milizia, si vede che tutti i re bellicosi hanno
acquistato; gli oziosi, benché savi, hanno mantenuto e non

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