Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 204
Certo gl’hebrei han gran torto a negar Christo per Messia.
Essi l’aspettavano, et è venuto quel che aspettavano, e disse
che egli era, e lo mostrò con miracoli come Mosè, e col sangue
più che Mosè, e con testimonii e bontà di vita, e con
profeti che non hebbe Mosè. Hor perché nol credono?
Esaminai il negotio, e trovai che pigliano <nel primo> quel
che Christo deve far nel secondo advento e nella chiesa sua si va
facendo unum ovile et unus pastor, e quel secol di oro che di
sopra ho dichiarato, e mostrato l’error di hebrei e Macomettani
pender da questo uno capo. Trovai d’accordio li profeti con
gl’apostoli, et Isaia e Zacharia mi fanno stupire delle certezze, e
questo profetò con Aggeo la ruina di Gerosolima, quando si
edificava di nuovo. Di più, le Sibille ti fanno stupire, che tutto
il negotio di Christoad unguem predissero; e Lattantio et
altri le viddero, e Cicerone dice che la Sibilla predisse un
monarca, e li dispiacea, pensando c’havea a perdersi la Republica,
e Platone nel libro De sanctitate e De voto aspettava un
renovator del mondo e del culto divino, e così introduce Socrate
burlarsi di quelli Dei, e che si deve aspettar un che rifaccia
il culto del vero Dio; e come hoggi si aspetta il giudicio,
così per tutto il mondo si aspettava Christo.
Né gl’astrologi fur senza questa conoscenza, poiché lo vennero
ad adorare. Molti nacquero in quel tempo che si finsero
essere il Messia, come narra Luca, e Gioseppe, e fur morti
come Christo, ma il vero Christo vinse morendo, e quelli fur
nulla. Quinci si vede che l’influsso caminava, e che Dio ogni
cosa ha segnato nelle stelle.Disse san Giovanni, quando egli era
pur tenuto per Messia, vegendo i discepoli irati che Christo
facea più discepoli che Giovanni: «Nemo potest accipere, nisi
quod illi datum fuerit de coelo». E certo le stelle a Christo, in