Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 48

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per essere stretti in picciol regno e dal sito assicurato, non perciò
acquistaro, ma perdettero la successione e lo stato, ed esempio n’è
Ieroboam, Iehu, Iuliano Apostata e altri rovinati per la novità della
religione etc., e s’acquistaro nemicizia mala.
Overamente si deve risolvere che il Papa non abbia dominio in
temporalibus
e farlo restare senza niente come un vescovo suo cappellano.
E questo è contraddetto ancora da Dio, il quale ha constituito un
sacerdozio regale con il gladio spirituale e materiale armato, altrimenti
sarebbe Cristolegislatore diminuto, ed è, come prova san Paolo,
secondo quel di Melchisedech, che fu Re e sacerdote, il che fa più
riverente e sicuro l’Imperio, come mostrai contra Dante nella mia
Monarchia, che scioccamente solo mirò al sacerdozio d’Aaron, volendo
dare al Papa solo lo spirituale e le decime.

Di più, questo è contradetto dalla ragione politica, perché sempre
si troverà chi s’armi in favor del Papa, quando il Papa armi non
avesse, o per zelo della religione, come fece Matilda contessa contro
Arrigo imperatore; o per discordia o gelosia, come hanno fatto i
Veneziani contro Federico imperatore, che l’astrinsero a baciar i piedi
al Papa; o per l’uno e per l’altro, come Pipino e Carlo Magno, che
s’aggrandirono aiutando il Papa contro Longobardi, Saraceni e altri.

Dopo si vide l’imperio di Constantinopoli essere ruinato per aver
apostatato. Così Costanzo, Giuliano, i Federighi, li Arrighi e tutti i
regi di Napoli, furo mutati quando disobedirono.

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