Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 62

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nostri scrittori, e in particolare Lattanzio, De iustitia Dei scrivendo, e il
Gaetano sopra II-II ae, e altri moderni.
Ma per fare che a ogni modo il Papa sia dalla parte del Re e il fato
cristiano inalzi la sua monarchia, mi pare espediente che il re Filippo
proponga al Papa di volere osservare la constituzione di Constantino
imperatore, purché cedano ancora li altri Prencipi cristiani, la quale
asserisce che tutte le cause possono appellarsi dalli signori e tribunali
temporali alli tribunali delli Vescovi, che sono da lui chiamati angeli
di Dio e Dei della terra, perché vedendo il Papa questa gran volontà
del Re, necessariamente sempre sarà suo, e il Re non ci perde di
dignità in questo, perché gli altri non consentiranno, ed egli darà
animo al Papa di tenerla solo con lui, e se ci consentissero, presto
sariano sotto il dominio del Papa per necessità.
Onde il Re, fattosi un
regno col Papa, può domarli, e a fin che questo al Re non nuoccia,
può costituire un supremo Conseglio e tribunale suo nel quale entrino
due vescovi e il suo confessore ed esso Re come chierico, facendosi
sempre il primogenito iniziato a chieresia, e a questo Consiglio
possano appellarsi tutte le cause degli altri tribunali e delli vescovi
ancora, quando duramente trattassero con i suoi vassalli e con quelli
del Re, perché in tal modo il Re viene ad essere arbitro non solo delli
suoi tribunali, ma di quelli delli vescovi ancora, come sacrosanto e

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