Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 17
stesso quanto può a dritto, o a torto, come avvien tra bruti,
che li lupi mangian le pecore, e le aquile le colombe innocenti.
E che Dio lascia far a ciascun quel che vuole o puote, e che
dopo morte non vi è altra vita, e se ci è, tutti l’haveremo,
poiché Dio lascia fare a tutti a suo modo. E che se Dio concorse
a tutte le attioni degl’enti, non ci è peccato, perché peccheria
Dio che lascia farlo, e concorre come più possente
causa a farlo fare; e che sia imbecillità di animo pensar che
vi sia peccato: ma solo dalla lege esser statuito per la conservatione
della comunità, e perché il volgo obedisca. Ma chi può
a suo modo fare ciò che li piace deve effettuare, e di tutti
spassi del mondo godere, perché questa è la parte de l’huomo.
Questa sentenza è di macchiavellisti, e di libertini, e calvinisti
in parte, e camina assai tra prencipi, e cortigiani, e governatori,
e giudici iniqui. E sta fondata su l’amor proprio, onde
è difficilissimo a levarla, et è pestilenza di ogni secolo, e delle
persone in communi et in singulari. E questi mai verità non
ponno sapere, perché si credeno esser sapientissimi, e che cercar
altro sia vanità di gente poverella, che non sa vivere, o di
astuti, per far religione nova per fondamento di signoria.
E chi si crede esser arrivato alla sapienza, oltre non cerca.
Questi defendon la Religion con armi a dritto et a torto,
perché stiman cosa gloriosa mantener la loro setta, o perché è
utile così fare, e, mancando l’utile o la gloria, manca la ragion
de la credenza apparente, /e però con ragion di stato interpetrano
la religione a lor modo, e così ogni lege e patto prevaricano
con qualche glosa finta, stirandola a quel che a loro è
commodo senso\.
Né si ponno a credenza e vera religion senza fintion convertire,
se non per miracoli evidenti (perché essi stimano esser
illusione di ignoranti il miracolo scritto d’altri, o astutia
di intelligenti), /e spesso ostinatamente interpetrano esser
caso il miracolo evidentissimo. Pur si veggono demonii o