Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 27
Questi et altri argomenti ponno movere il vero filosofo
ad investigar sempre, né mai cessare in vita sua sinché si acqueta,
e sperar certissimamente che se Dio è, non mancherà
di aiutarlo e di mostrarsi a lui, perché è amoroso, e
benefico, e grato a quelli che lo cercano per servirlo, et adorarlo
con il vero culto, dopo che lo haverà conosciuto. Né
deve mai diffidarsi che Dio non condescenda a lui, perché,
come alcuni dicono, non è predestinato: perché Dio non può
far male a chi cerca il bene, e si è predestinato il cercarlo con
puro core, è predestinato anche il trovarlo.
Forzati solo di non haver altro interesse nell’animo che ti
spinga a cercare, ma solo l’amor divino del sommo bene e
della prima bellezza amabilissima, perché è scritto: «Apparebit
his qui fidem habent in illum», ma «perversae cogitationes
separant a Deo», e certo questa è dottrina utile e vera per
se stessa, non solo perché è della Bibbia.
E di più, se cercando non troverai, e cercherai come si conviene,
ti assicurerai l’anima di altri timori di inferno con ragione,
e non con presuntione diabolica, come li Macchiavellisti
et epicurei, che senza saper se il sole nasce e more
ogni dì (come dice Epicuro), e senza investigar con tutte le
scienze l’auttor del Mondo e la vera ragion del vivere, fondati
su l’amor proprio, negano Dio, e l’altra vita, e si accecano di
manera che mai non potranno diventar intendenti di alcuna
verità, e stimano la stultitia per vera sapienza, come se l’archimia
fosse oro, e l’hipocrisia bontà, e la tyrannide nobiltà: et li
mura pinti huomini vivi, e la donna ammascherata di belletti
vergine leggiadra.