Tommaso Campanella, Politici e cortigiani, p. 172
che diceva non esser prencipe né Papa chi sta in peccato. Bella asinità,
e chi resteria in trono del mondo se così fusse? Dunque il macchiavellista
non si scandalizzi contra Dio se egli è esaltato, ma contra di se stesso, che fa il
ben per forza e quasi per fato e destino, e mentre pensa discordar da Dio,
accorda non volendo, come Giuda quando «tradidit illum», imperoché «et
Pater pro nobis tradidit illum».
Non però sono soverchie le buone inspirazioni e avvisi per mezzo de predicatori
e de profeti, che Dio manda a questa gente; ma servono perché ogni
creatura intenda che Dio non odia le sue creature, né le mette in quel luogo
perché l’ha predestinate al male, come dice Calvino, né per tradirli, dicendo
loro che faccia bene, avendo ei disposto di sforzarli a far male per il suo disegno,
perché fa il traditore se Dio non è Dio come in suo luogo avemo provisto,
ma se sappia che lui si serve della mala intenzione loro, non voluta da lui, ma
eletta da loro: così a Faraone mandò inspirazioni e profeti, Mosè e Aaron, che
si convertisse, quantunque lui sapeva che non l’averia fatto, e a Giuda li predisse
quel che aveva a fare, e minacciò quel che aveva a patire: «Verumtamen
vae homini illi» etc. Anzi molti di questi si son convertiti con tal chiamata,
come di sopra avemo scritto.
Né dica Calvino che l’uomo in tale stato non si può pentire, perché vedono
che Giuda si pentì, ma non fece penitenza se non disperata, non perché Dio li
negò il suo aiuto, mentre Crisostomo e Ambrosio asseriscono che ce lo donò,
altrimente non si pentiva, ma perché non l’usò a ben l’eccitante aiuto, e non
accettò la grazia offerta informante, la quale dice: «Sto ad ostium et pulso, si
quis aperiat intrabo ad illum», e di più: «Illuminat omnem hominem venientem
in hunc mundum», come il sole: ma se tu serri gli occhi o le finestre,
poni impedimento all’illuminazione e resti nelle tenebre, come qui espone