Tommaso Campanella, Monarchia del Messia, p. 51
Cambise, Roboan. Altri parte per natura, parte per fortuna come
Scipione, Camillo, Anibale.Appello Fortuna l’evento delle cose,
come spesso li canoni di danno dato, et altri nominano fortuna,
caso, e sorte, e fato, e la Chiesa canta: Noctemque sors reduxerit. Et
qui Fortunaè il titolo, delli quali la compra è la meno naturale, e la
guerra ingiusto.
Sendo difficile trovar sapiente, e forte, e pio, par che basti la
sapienza con la forza dell’animo, se si trova senza impietà; perché si
vede che ogn’uno è re nell’arte sua, et in quel che sa il marinaro nella
nave è signor di tutti et commanda a tutti, massime a tempo di bisogno,
et anche al re et prencipe che seco navigano, dicendo: sta tu là,
fa tu così, bisogna correre per tal verso. Et ognuno si stima felice in
obedirlo. Il medico comanda all’infermo, et anco al re infermo, in
quel che egli sa. Il pedante alli prencipi fanciulli, et a tutti. Et il
tutore alli pupilli, benché più nobili di lui. Talché si vede che tocca
signoria per natura ad ognuno in quel che sa, et che la sapienza sia
massimo fondamento di quella: et questa istessa sapienza si serve
della forza altrui corporale, et della pietà non puole essere scarsa, che
si sa, che Dio è, et ben conosce che deve più d’ogni altro essere
obbedito, et a lui indrizzarsi il governo.
All’hora è più vero il re per natura, quando è felicità obbedire a
lui, è tiranno, o ignorante quando è infelicità. Nelli prencipati
humani, trovandosi la sapienza fatta soffistica, fu necessario vivere
con la sapienza determinata dal commune. Et perché anco non in
tutte l’hore il prencipe può esser savio, ma hora son troppo allegri,
hor troppo mesti, hor’accidiosi, hor iracondi, che non ponno pensare
alla conoscenza del vero, benché sapientissimi, et atti al ben
della Republica, però Dio ha provisto di dar loro legge, che è sapienza
del commune, secondo la quale hanno a governarsi insieme tutti,
e col prencipe loro.
Leggeè l’eterna sapienza, con la quale Dio guida tutte le sue creature
a determinati fini, e di quella è participanza la naturale legge, la
quale essendo oscurata, fu dichiarata poi a Mosè da Dio stesso, e