Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 14

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III
Della prima causa dell’Imperio,
che è Dio

Ogni nazione ha conosciuto che la prudenza umana sola con l’occasione
non basta all’acquisto delle cose né al governo, poiché veggiamo
nelle cose particolari che l’arbitrio è libero nel volere, ma non
nel fare e nel patire, con ciò sia che questa sera tutti pensiamo per
dimane chi ad andare ad arare, chi alla corte, chi a caccia, chi in viaggio,
etc., ecco che sul mattino verrà una pioggia, e guasterà tutti i
consigli della prudenza, e nessuno farà secondo il suo arbitrio, ma
secondo l’occasione fatale permetterà. Ma chi saprà supponere la prudenza
dell’arbitrio alle cause superiori, riuscirà a suo modo.

Così gli uomini accorti cercano di sapere le cause superiori, e che
cosa è Dio e il suo volere, e ordinamento delle cose future. E però
hanno cercato Dio altri nelle stelle, e Dio nelle stelle rispose, come
insegnò la natività di Cristo a Magi. E però all’astrologo la pioggia di
diman non nuoce, perché, avendola prevista, accorda le azioni sue col
fato e con Dio, il quale è sì benigno che a chi di cuore lo cerca, ov’è
cercato risponde, e quando importa, etiam a chi senza buon cuore desidera
sapere li risponde. E però si vede che a Balaam rispose, forse non
richiesto, e a Saul rispose per Samuel, quantunque quell’arte demonii
e non Samuel invocasse, come dice S. Tomaso II-IIae, quest. 140. E
a Romani e Greci e Caldei si deve stimare che {Dio} abbia risposto alle diaboliche
loro superstizioni per mezzo dell’angelo del regno loro,

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