Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 212

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importò al re di Spagna la benedizione del re di Francia, e l’obedienza
alla Chiesa, mentre non si ha potuto soggiogare, perché quello si
sarebbe fatto capo di tutti li eretici oltramontani, e se ne sarebbe passato
in Italia a danni del Re e del Papa: il che non han fatto sino a
questo tempo gli eretici per non aver capo.
Di più, in Francia ci è la divisione tra cattolici ed eretici, e ci sono
vescovi possenti che non vogliono la rovina del re di Spagna. E finalmente
non può il re di Francia, benché guerriero, rovinare Spagna e i
suoi regni, perché non si fan le guerre con lancie e cavalli, ove i Francesi
sono buoni, ma con archibugi e con fortezze si contende, ove i
Spagnoli son buoni, e non a campo aperto: onde obviare può alli disegni
di Spagna, ma non espugnarla, perché ancora tutti i signori e
repubbliche d’Italia sarebbero per Spagna, come furo per Francia sino
a quest’ora, desiderando essi contrapesare queste due possanze, acciò
l’una oppressa non restino essi preda dell’altra, come usò <Ierone> re
siracusano contrapesare i Romani coi Cartaginesi.

Di più, se il re di Francia assalta la Spagna, non può passare per
le fortezze delli confini loro munitissime, alle quali sono più atti li
Spagnoli che i Francesi, e se assalta Milano o Napoli, non può essere
tanto presto che i Spagnoli accorti non entrino in Francia e lo necessitino
a tornare a mantenere il suo. E in vero mai passaro in Italia
senza aiuto del Papa, come fe’ Carlo Magno e d’Angiò, o chiamati
da qualche stato, come Carlo VIII dal duca di Milano, ecc. E questo
oggi poco può succedere, perché li Italiani temono di non infettare
la religione, e poi s’è visto che chi chiama forastieri fu il primo a
perdere, perché è necessitato far lo stato suo stanza delli guerrieri

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