Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 4

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I
Delle cause
de principati umani

Tre cause communi concorrono alla conquista e mantenimento
d’ogni gran signoria, cioè Dio, la prudenza e l’opportunità, le quali,
unite insieme, si dicono fato, che è l’accordo di tutte le cause agenti in
virtù della prima. Onde ne nasce la fortuna, che è il successo delle cose
umane, buono o malo: e in vero, conosciuto da noi, si dice prudenza,
e non conosciuto, fato, fortuna e caso, come ritrovare una cosa a uno
che l’andava cercando è senno e prudenza, e a un altro che non badava
né la sapea, è caso o fortuna.

Di queste tre cause, in alcuna ne ha più parte l’una che l’altra, o le
due: ma in vero politicamente tutte tre si ritrovano.
Ecco il regno
giudaico, dove Dio n’ebbe la miglior parte, mandando Moisè ed
Aaron, si vede aver avute le altre due cause, imperoché Moisè fu prudentissimo,
non solo per ammaestramento di Dio, ma anco umanamente,
poiché fuit imbutus omni scientia Aegyptiorum
, e fece guerra per
Faraone contro il re d’Etiopia, di cui fu vincitore, ed ebbe per moglie
la sua figlia, come Gioseffo scrive, e Filone, e non sprezzò la prudenza
di Ietro, quando gl’insegnò a divider il suo tribunale in più giudici.
Ecco ancora l’occasione, che ritrovò il popolo oppresso di servitù dagli
Egizii, onde più credito gli diede e con più voglia lo seguitò, e fu anco
occasione la malvagità de Palestini.

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