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CLXVIII. Deposizione di Lunardo Michelini (Venezia, 23 febbraio 1616).
ASV., Inquisitori di Stato, Busta 155, ff. 84r-85r.
Fatto venire alla presenza dell’Ecc.mo S.r Ambasciatore Barbarigo il S.r Lunardo Michelini venetiano ammonito a dir la verità, fu interrogato sopra il capitolo terzo se sa che il S.r Foscarini habbia mandato il suo Cappellano ad essere essaminato dall’arcivesc(ov)o di Canturburi, contra duoi apostati, che si erano ricoverati sotto la protett(io)ne di esso arciv(escov)o et havendo ottenuto perdono da Roma, forse col mezzo del deto Capp(ella)no se n’erano fuggiti.
Risp. Intorno a questo so che il S.r Arcivescovo di Canturberi si mandò a dolere col S.r amb(asciato)re che il suo capellano non si contentava di attender alla sua capella, ma si voleva ingerir nelle cose di fuori; et ciò per occasione che egli procurò la conversione di duoi italiani apostati, là onde il S.r Amb(asciato)re commise al detto capellano che andasse a dar sodisfattion al Vescovo, ricordandogli che gli parlasse con riverenza, poiché egli era qui per dir la messa in la sua casa, et servir alla sua capella, et non per altre cause; disse anco al S.r Costantin de Servi, fiorentino, che andasse col Capp(ella)no per andar dall’Arcivesc(ov)o poiché stava in casa sua, et di esso anco il Vescovo si doleva per tal rispetto; ma il Servi [in realtà dal verbale dell’interrogatorio risulta che anche Costantino de’ Servi fu sottoposto ad interrogatorio da parte di Abbot] no vi volse andare, solo il Capp(ella)no vi andò, et parlò col Vescovo che li fece alcuni quesiti, et egli li rispose, anzi il vescovo gli domandò se voleva sottoscriver le risposte, che il Cappellano gli disse de sí, ma venendosi al ponerle in carta non restarono daccordo sopra certe parole; ma io non so che il S.r Ambasc(iato)re l’habbia mandato per essere essaminato, ma solo per dare sodisfattione al Vescovo.
Inter(rogato) se sa che il S.r Foscarini habbia ad istanza del Vescovo di Canturberi esaminato in persona sopra il fatto di questi due apostati li suoi proprij di casa minacciandoli di forca se non rivelavano.
Risp. So che essendosi il vescovo doluto che questi due doppo fuggiti di carcere si fossero ricoverati in casa del S.r Foscarini, esso S.r Amb(asciato)re dimandò al Prete, al fiorentino, et a Lorenzo Peroe, staffiere, ch’è andato con lui a Venetia, se era la verità. Che costoro fossero venuti, et in particolar al sudetto Lorenzo li disse furfante l’arcivescovo si duol che ti e il Prete havete salvato colui ch’è fuggito di priggione, però dimi la verità quando, in che hora et in che camera di questa casa è egli venuto, Lorenzo rispose che non sapeva niente, et partí, et il S.r Amb(asciato)re replicò: vien qua bestia dimi la verità se non che ti farò impiccar per la gola.
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