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XXXV. Sonetto di Giovanni Maria Ginocchio
Gli otto sonetti che seguono sono tratti da I trionfali honori della Repubblica nella Coronatione del Serenisssimo Duce Giorgio Centurione, spiegati nel frequente Concorso da Paolo Sauli, il dí 25 settembre 1621, Genova, per Giuseppe Pavoni, 1622, pp. 116-123.
Se in quest’etade, in cui girando a tondo
La misera Liguria al peggio è volta:
E la nebbia de’ mali è cosí folta;
Che Lerna, e Lethe homai discopre il fondo.
Se non s’alleggia quel gravoso pondo,
Che l’infelice Astrea dal saggio ha tolta;
E ne gli obbrobrij, e l’onte homai sepolta,
Ahi, che finisce, e’ malamente, il mondo.
Voi, che congiunti al fonte, onde dipende
Il bene: a l’Ente, onde provien la vita:
Et al Sole, onde il ver luce, e risplende,
Date, pietosi, al Martir vostro aita;
Poiché, se Giorgio a Giorgio non si rende,
Veggio la gente sua spersa, e spedita.
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