Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 538

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Queste e altre cose insinuaro alli duchi d’Italia, come al Granduca,
ch’il Re pretende in Fiorenza per sua madre; a Savoia, che vuol levarsilo
da gli occhi; a Venezia, ch’è meglio patir il picciol mal di Spagna
ch’il grande di Francia.
Art. 5
Modo di trattar con li principi italiani, per alienarli sicuramente da Spagna,
e quanto importa tener in ciò conto del papato, e l’arti di Spagna, per
levar la forza al papato e tirarla a sé e disfar il valor di Francia.

Perché la salute di principi bassi consiste nel papato per lo più, che
non permette ch’ognun li devori ingiustamente, ma s’accommoda con
chi può aiutarli. E di più il Papa è arbitro tra principi cristiani nelle
differenze loro, et è necessario, perché nissun aspiri a sovrano Imperio
sopra tutti, ch’il Papa abbia il dominio spirituale e il regno temporale
che possiede.
E in vero i primi imperatori, Constantino e Carlo
Magno e altri, ebbero questa mira, e però posero in balia del Papa
tanti feudi e regni e ricchezze, altrimenti saria preda di potente, e bisogneria
dar l’oracoli a modo loro, né potrebbe con facilità dannar l’eresie.
Le quali se non comprimesse il papato, sariano innumerabili, e
Quot capita, tot sententiae, come si prova in Alemagna, e dalla narrazion
de Stanislao Rescio si può cavare.

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