Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 48

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Sonetto secondo del medesimo soggetto


Dov'è la libertà e 'l valor gentile,
ch'a tanta figliolanza si conviene?
Dell'uom figlio non è pulce, se bene
nasce da lui, ma chi animo ha virile.

Se principe di grande o basso stile
cosa comanda opposta al Sommo Bene,
chi di voi la ricusa? o non si tiene
felice a farla, e dimostrarsi umìle?
Dunque, agli uomini, a' vizi ed a' metalli
con l'animo e col sangue voi servendo,
ma a Dio solo in parole e per usanza,
siete d'idolatria nel golfo orrendo.

Ahi! s'ignoranza indusse tanti falli,
tornate al Senno per la figliolanza.

Commento dell'Autore

In questo sonetto, seguente al primo nel medesimo soggetto, mostra che a chi è figlio di Dio conviene essere libero da' vizi e da signori viziosi, in quanto viziosi. E che non è figlio di Dio chi nasce da Dio, poiché le pulci nascono dalla carne umana, e non però sono uomini, né figli d'uomo. Poi mostra che tutti siamo idolatri, mentre serviamo agli uomini ed alle monete ed a' vizi con l'animo e col sangue, ma a Dio solo con parole e per usanza; e che, per tornar alla figliolanza divina, è necessario ritornare al Senno, donde siamo traviati.

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