Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 78

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78
madrigale 3


S'or debbo a ciò che fosti e sarai mio,3
porterò un monte: ma l'Arte soprana
quanto ti trasumana,
staremo insieme: né pensar ch'io tema
disfarmi in nulla o in cosa da me strana.
L'animal spirto, in cui involto sono io,
prende inganno ed obblio,
ed io per lui: quando egli cresce e scema,
patisco anch'io, ma non mutanza estrema.

Commento dell'Autore

3 In questo madrigale segue a rispondere che l'alma non è obbligata al corpo, perché, se quanto fu e sarà suo corpo deve ella prezzare, sarebbe bisogno portare un monte grandissimo; perché, mangiando, nuove particelle si aggregano al corpo, ed altre esalano. Talché ella non può tutto quello che fu suo, seco avere, ma quanto l'arte divina risusciterà: vide divum Thomam, in tertia parte. Poi risponde all'argomento fatto contra la sua immortalità, dicendo che le passioni predette sono nello spirito corporeo, veicolo della mente da Dio infusa, e non nella mente, se bene essa ne partecipa da lui, ecc.

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