Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 87

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87
Appendice
delle tre Elegie fatte con misura Latina

i
Al senno latino
Ch'e' volga il suo parlare e misura di versificare dal
latino al barbaro idioma.


Musa latina, è forza che prendi la barbara lingua:
quando eri tu donna, il mondo beò la tua.

Volgesi l'universo: ogni ente ha certa vicenda,
libero e soggetto ond'ogni paese fue.

Cogliesi dal nesto generoso ed amabile pomo.
Concorri adunque al nostro idioma nuovo.

Tanto più, che il Fato a te die' certo favore,
perché, comunque soni, d'altri imitata sei:
d'Italia augurio antico e mal cognito, ch'ella
d'imperii gravida e madre sovente sia.
Musa latina, vieni meco a canzone novella:
te al novo onor chiama quinci la squilla mia,
sperando imponer fine al miserabile verso,
per te tornando al già lagrimato die.

Al novo secolo lingua nova instrumento rinasca:
può nova progenie il canto novello fare.

Commento dell'Autore

Questi versi sono fatti con la misura latina elegantemente, cosa insolita in Italia. Notasi che bisogna accommodarsi al tempo, e che i Latini s'abbassino alla lingua introdotta da' barbari in Italia; e la loda ch'è mista, com'inserto chi fa meglior frutto, e ch'Italia sempre è imitata, comunque ella parli. Il che è segno e causa d'imperio, perché l'imitato dona legge agl'imitanti. Poi si vede che, facendo novelle rime e modi di poetare, sperava dar fine al vecchio secolo, in cui piangeva intra la fossa, ecc.

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