Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 73

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madrigale 7


Il mondo, dunque, non ha male; ed io
di mali innumerabili sto oppresso
per letizia del tutto e d'altre parti.

Ma, se alle particelle hai pur concesso
D'invocar chi l'aiuta proprio Dio,(a)
ché a tutti gli enti il tuo valor comparti
e le mutanze lor con segrete arti
addolcisci, amoroso temperando
Necessitate, Fato ed Armonia,
Possanza, Senno, Amor per ogni via;
m'è avviso, ch'a pregarti ritornando,
truovi rimedio alcun, che rallentarmi
possa la pena ria,
o 'l dolce crudo amor di vita trarmi.

Commento dell'Autore

Conchiude che, se 'l mondo non ha male, ma egli, ch'è parte di quello, patisce per ben del tutto e dell'altre parti (come la pecora per cibar il lupo, ed ogni parte del mondo offesa chiama in aiuto altre parti simili, come Dio proprio, perché Dio in quelle l'aiuta, mentre a tutte donò Potere, Sapere ed Amore, e le temperò con Fato, Necessità ed Armonia); dunque e' deve pur pregare Dio, e non cessare, perché ci dia rimedio contra la pena, o ci tolga l'amor crudele del vivere, che gli dona più pena che la morte stessa ecc. Nota ch'è dolce l'amor della vita e crudele, perché, se quello non fusse, non ci dispiacerebbe la morte, né gli guai.

Note di GLP

(a) Si ripristina l'originale (Scelta 1622, 79) non parendo essenziale l'introduzione delle virgolette compiuta da Firpo, che reca: D'invocar chi l'aiuta «proprio Dio», (Scritti letterari, 149).

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