Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 76

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76
madrigale 7


Indebolite luci e moti e forze8
delle cose, che batton la muraglia
del carcer che n'abbaglia,
sentiamo noi, non le possenti o dive;
perché sfarìan la nostra fragil maglia.
Né virtù occulta ammetton le sue scorze,
che per noi non si ammorze:
poche(a) sembianze e di certezza prive
solo ha chi meglio tra noi parla e scrive.

Commento dell'Autore

8 Vuol dire che le cose manifeste a noi sono occulte, perché non siamo atti a sentire la luce del sole possente, né gli moti del cielo, né la possanza del fuoco senza consumarci, e molto meno di Dio e degli angeli. Né pur sentiamo le virtù occulte e deboli delle erbe, perché non possono arrivare a muover lo spirito serrato in tante scorze del corpo, pria che per noi si ammorzino, così che non si possano far sentire. Dunque il saper de' più savi consiste in alcune sembianze, non nelle cose; e quelle, prive di certezza, perché mostrano poco e quasi di lontano e per mezzi grossi del corpo.

Commento dell'Autore

(a) Correzione autografa di: Poi che (Scelta 1622, 93).

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