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CIV. George Abbot a James Montagu (Lambeth, 4 febbraio 1614).
PRO SP. 14/76, ff. 7r-8v.
Lettera non autografa e non datata, reca in calce l’annotazione: Copie of the Lord Archbishop of Canterburies letter to the Bishop of Bath. Evidentemente il Lake aveva trasmesso la lettera dell’Abbot al Montagu allegandola alla propria indirizzata al Carleton il 6 febbraio 1614. Il documento è in realtà copia di una copia, poiché di fatto risulta prodotto all’interno dell’ambasciata del Carleton. Taluni rinvii interni consentono di stabilire che la lettera è del 25 gennaio 1613 st vet. corrispondente al 4 febbraio 1614 del calendario gregoriano.
There is one thing falen out here, wherein I humbly crave his Ma.tie direction; as being in my opinion a matter of some importance. By motion from Sir Dudley Carleton at Venice, his Ma.tie was graciously contented, that twoe Italian Carmelite ffriars shold come into England, who pretended to fly hither for their conscience. They came, and after the abode of him here for a moneth or twoe, the younger of them was sent to my L(ord) Grace of Yorke, where he was very well intreated for one yeare, and since hath remayned at London, and in Lambeth; detayned by sicknes, that he was not placed in my L(ord) of Londons house; whither notwhithstanding even this very weeke he hath ben removed. The elder abode in my house being enterteyned with such humanity and expence as is not fitt for me to report; but I am sure it was so good for him. Theise men in the Italian Churche at London publiquely renounced their popery in a solemne forme, preached there divers times; frequented our prayers, and participated of the Eucharist after the manner of the Churche of England severall times. And yet now it appeareth; they have all this time ben extremely rotten. About 3 moneths since I by a secrett meanes understood that the elder of them had written to Rome and I had cause to coniecture that it was for an absolucion for their departure from their Order. I caused one to speake with him thereabout; and hee gave such an answeare, as I cold not contradict; but yet thought fitt to carrye an eye over him.
But now about 16 dayes since he asked leave of me to goe see Oxford; which I graunted unto him; and tooke order that he was furnished with money to beare his charges. Being there he was most humanely entreated; and had some money given him to the value of twenty marks as he sayeth; but as some from thence write, to the somme of twenty pounds. There to one or twoe who had ben in Italy he lett fall divers wordes declaring his dislike to our religion; and shewing that his ma.tie had not dealt bountifully with him; and that I had not shewed myself liberall unto him; together with divers other both unfitt and untrue speeches without honesty or shame. And divers intimacions he gave of his purpose to withdrawe himself out of England with all speed, which now he sayeth shold not have ben without the leave of his ma.tie.
Thise things are advertised unto me from Oxford, twoe or three severall wayes; whereupon at his returne causing him to be observed; I found by his secrett conveyance of some things out of my house; and by the recourse of both of them extraordinarily in London; that there was great cause to suspect; that they intended to be gon. And thereupon in a faire maner I severed them both each from other; and examined them apart; where at first they seemed to continue constant in our profession; though upon a second examination it proved otherwise. By one passage your L(ordshi)p shall iudge of the strange wickedness of the man. On Sunday last the elder of them, upon his examination under his hand did say quod renunciasset Papismo et pontificiis opinionibus; et se velle vivere et mori in fide Eccl.ae Anglicanae. Yesterday this being urged unto him; and not seing his former examination, he said, it was true, quod Papatui renunciasset; quia non erat verosimile se unquam futurum Papam. And touching opiniones Pontificias, he expounded it; that si quis inter Pontificios opinaretur, eum unquam in Papatum promovendum; he did disclayme that from being a good opinion. And for his living and dying in the faith of the Churche of England, he expoundeth that so bee the faith which was here a hundreth or twoe hundreth agone.
He now also sayeth, that he was never otherwise then a Papist in his faith; and that there comming into England was for nothing but to avoyd the hard measure which their Generall used to them. And because they heard that strangers were enterteyned here with great humanity. Such hath ben the strange dissimullation of the man, if they have all this while ben Papists in their hearts; but I have reason to suspect that some instrument of a forraigne Ambassador hath ben tampering with them, and hath both with money and faire promises corrupted them.
Qui è accaduta una cosa per la quale imploro una indicazione da parte di Sua Maestà, poiché – a mio avviso – si tratta di materia abbastanza importante. Per iniziativa di Sir Dudley Carleton a Venezia, Sua Maestà [Giacomo I] fu graziosamente soddisfatta di accogliere in Inghilterra due frati carmelitani italiani che pretendevano di volare qui per una loro crisi di coscienza. Essi vennero e, dopo che soggiornarono qui per un mese o due, il piú giovane fu mandato da Sua Grazia di York, ove fu ben trattato per un anno ed in seguito è rimasto a Londra e si è fermato per ragioni di salute in Lambeth, poiché nella casa di Sua Grazia di Londra non c’era posto e di qui si è trasferito in quest’ultima settimana. Il piú anziano alloggiò nella mia casa ben trattato con tale spirito di umanità e dispendio di danaro che non è opportuno qui riferire; ma sono sicuro che per lui fu di giusta misura. Questi uomini nella chiesa degli Italiani a Londra rinunciarono in forma solenne e pubblica alla religione romana, predicarono ivi diverse volte, frequentarono le nostre funzioni religiose e si accostarono spesso all’Eucaristia secondo il rito anglicano. Ma ora viene alla luce che per tutto questo tempo erano molto corrotti. Da circa tre mesi, attraverso mezzi segreti, avevo appreso che il piú anziano aveva scritto a Roma ed ho ragione di congetturare che lo abbia fatto per chiedere l’assoluzione per aver abbandonato l’ordine. Chiesi a qualcuno di intrattenerlo su tale argomento, ma egli diede risposte tali che non mi fu possibile coglierlo in contraddizione. Perciò ritenni conveniente tenerlo sott’occhio.
Circa sedici giorni fa [cioè dal 19 gennaio] mi chiese di consentirgli di visitare Oxford ed io, per gratificarlo, ordinai che fosse rifornito del danaro necessario per il viaggio. Lí egli fu trattato molto umanamente ed ebbe anche alcune somme del valore di 20 marchi, come egli dice, ma come di lí mi vien scritto, di 20 sterline. In Oxford a una o due persone che erano state in Italia si lasciò sfuggire diverse affermazioni, dichiarando il suo disgusto per la nostra religione e dando ad intendere che Sua Maestà non lo ha trattato generosamente e che io stesso non sono stato molto liberale con lui; e insieme a queste molte altre affermazioni, tutte inopportune e false, senza onestà e ritegno. Egli diede altresí diversi preavvisi del suo proposito di allontanarsi in tutta fretta dall’Inghilterra, ciò che ora asserisce che non avrebbe fatto senza il consenso di Sua Maestà.
Di tutto ciò ebbi informazioni da Oxford in due o tre diversi modi, ragion per cui al suo rientro lo feci tenere sotto osservazione e scoprii che portava segretamente fuori dalla mia casa alcune cose e il loro continuo andirivieni da Londra mi diede motivo di sospettare che essi intendessero allontanarsi. Perciò con le buone maniere li separai l’uno dall’altro e li esaminai distintamente. Di primo acchito si mostrarono pienamente fedeli alla nostra religione; ma in un secondo esame le cose si rivelarono in tutt’altro modo. Vostra Signoria potrà farsi un giudizio della singolare malvagità di quest’uomo attraverso qualche passaggio del suo interrogatorio.
Domenica scorsa [2 febbraio 1614 del calendario gregoriano] il piú anziano sotto esame aveva dichiarato di proprio pugno quod renunciasset Papismo et pontificiis opinionibus; et se velle vivere et mori in fide Ecclesiae Anglicanae. Ieri [3 febbraio 1614], incalzato su ciò, senza tenere in alcun conto il suo precedente esame, affermò che era vero quod Papatui renunciasset, quia non erat verosimile se unquam futurum papam. E riguardo alle opiniones pontificiae spiegò che si quis inter pontificios opinaretur eum numqum in papatum promovendum, se ne dissociava, non ritenendo che quella fosse una buona opinione. Ma per lui vivere e morire nella fede della Chiesa d’Inghilterra voleva significare la fede che qui era praticata cento o duecento anni fa.
Per di piú egli ora afferma di non essere mai stato altro che un cattolico nella sua fede e che il suo viaggio in Inghilterra non aveva avuto altre motivazioni se non quella di evitare i duri provvedimenti impartiti dal Generale del loro ordine, ben sapendo che qui gli stranieri erano trattati con grande umanità. Tale è la singolare dissimulazione dell’uomo, se è vero che essi sono stati per tutto questo tempo papisti nel loro cuore. Ma io ho ragione di sospettare che un Ambasciatore straniero li ha adescati con qualche manovra e li ha corrotti con denaro e con allettanti promesse.
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