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CXXXV. Diego Sarmiento de Acuña al Marchese de Guadaleste (Londra, 15 maggio 1614).
PRO 31/12/5 ff. 46v-47v.
Al Marques de Guadaleste del Consejo de su Mag.d y su Embaxador en flandes a 15 de Mayo 1614.
La hultima carta que tengo de V. S. es de 6 deste y cierto señor que rezibo particularissimo favor con todas las que V. S. me haze merced de escrivir, guardeme Dios a V. S. muchos años y le de quanto mereze y yo deseo.
La buena acogida y amparo que han hallado en V. S. Iulio Cesar y Iuan Maria que fueron de aqui ha sido muy bien empleado y ha hecho V. S. en ello muy gran servicio a Dios y al Rey nuestro señor porque veen los hereges la caridad que hallan en nosotros los que se arrepienten de sus herrores y aqui han quedado las stimadissimos y corridos del averse ydo estos dos personages, porque este que llaman Arçobispo de Cantuaria pensava hazer con ellos gran bateria a nuestra sagrada religion. V. S. me diaga merced de dalles un recado de mi parte muy grato y dezir a Iulio Cesar que sus papeles estan como los deseo y que desta manera llegaran a sus manos presto, y que el punto no esta en que lleguen a hoy mañana sino bien y seguros pues aventurallos de otra manera es perder mas de lo que valen los papeles, y en cosas que va tanto que no se hierre no seria buena disculpa dezir despues, quien pensava, enfin ellos iran presto si plaze a Dios a manos de V. S. y con persona que yo duerma seguro quando se los entregare.
Vea V. S. esa platica deste Rey con los Irlandeses que cierto guiebra el corazon lo que en esto pazo, y pienso embiar a V. S. un papel muy particular que he hecho debastado de las cosas de la religion deste Reyno.
No escriví a V. S. la semana pasada porque despache a Rivas a España y me tuvo ocupadissimo tanto que me ha dezado molidos los huesos y con mucho deseo de yrme a una casa de campo por ocho dias.
Beso las manos de V. S. por la merced que me haze en preguntarme lo del alquiler de la casa, yo me algaria mucho de que se pudiere poner por gastos de Embaxada pero mis antezesores no se que lo ayan hecho y assi me cuesta esta en que vivo y otra que tengo en el campo tantos ducados que es verguença dezillo pero sin horden de su May.d entiendo que parezeria novedad en España ponerze por gastos de Emabaxada que es todo lo que en esta materia puedo dezir a V. S. a quien guarde Dios como deseo en Londres a 15 de Mayo 1614.
A mi señora la Marquesa besamos las manos de su Señoria Doña Costança y yo y las de V. S. mil vezes desde ayer assi comenzo aqui a çesar el invierno.
Al Marchese di Guadaleste del Consiglio di Sua Maestà e Ambasciatore di Fiandra. 15 maggio 1614.
L’ultima lettera che ho di V. S. è del 6 di questo (mese) e certo, signore, ho ricevuto particolarissimo favore per tutte le cose che la S. V. mi fa il piacere di scrivermi; Dio mi conservi la S. V. per molti anni, dandole quanto merita e quanto io desidero.
La buona accoglienza e protezione che hanno ricevuto da V. S. Giulio Cesare e Giovanni Maria, che furono in queste parti, è stata molto ben impiegata e la S. V. ha reso un gran servizio a Dio e al Re, Nostro Signore, affinché gli eretici vedano la carità che trovano in noi coloro che si pentono dei propri errori; qui sono rimasti confusi per aver visto partire questi due personaggi, perché quello che chiamano Arcivescovo di Canterbury pensava di fare con essi una gran battaglia contro la nostra sacra religione. V. S. mi dia la grazia di dar loro un graditissimo messaggio da parte mia e di dire a Giulio Cesare che le sue carte stanno come egli desiderò e che in tal modo giungeranno presto nelle sue mani e che il problema non è quello di farle giungere questa mattina, ma di farle pervenire in buono stato e in condizioni di sicurezza, poiché azzardarsi ad inviarle in altro modo significa perdere la gran parte del loro valore; e in ciò che si protrae cosí a lungo da non trovare conclusione non è buona discolpa dire dopo quel che si pensava prima: infine – se a Dio piace – esse giungeranno presto nelle mani di V. S. e con una persona che mi faccia dormire sicuro quando saranno consegnate.
Consideri la V. S. la conversazione di questo Re con gli Irlandesi, che certo spezza il cuore per ciò che qui accade e penso di inviare alla S. V. un documento molto particolare che ho preparato intorno alle cose religiose di questo Regno.
Non ho scritto a V. S. la settimana scorsa perché ho mandato dispacci in Spagna con il Rivas e mi sono ritrovato occupatissimo tanto da esserne fisicamente affaticato e animato dal vivo desiderio di andarmene in una casa di campagna per otto giorni.
Bacio le mani di V. S. per il favore che mi fa di chiedermi l’affitto della casa; sarei molto felice se potesse rientrare tra le spese dell’ambasciata, però non so se i miei predecessori lo abbiano fatto e cosí questa (casa) in cui vivo e l’altra che ho in campagna mi costano tanti ducati che è vergognoso dirlo. Tuttavia senza ordine di Sua Maestà credo che parrebbe una novità in Spagna farle rientrare tra le spese dell’ambasciata. E ciò è tutto quello che posso dire in questa materia alla S. V. Che Dio la conservi come desidero. In Londra, il 15 di maggio 1614.
Io e Donna Costanza baciamo mille volte le mani della Marchesa, mia Signora, e della S. V. Da ieri cominciò qui a cessare l’inverno.
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