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CXXXVIII. Dudley Carleton a George Abbot (Venezia 13 giugno 1614).
PRO SP 99, B. 16, ff. 86r-v.
Minuta di una lettera non autografa, non firmata, con doppia datazione, giuliana e gregoriana: From Venice this 3/13 June 1614. Stesse modalità di datazione in attergato: To my Ld. bish. of Cant. 3/13 june 1614.
Right honorable my very singular good Lord
The same reason that held from paying my debt the last weeke forceth mee at this present to use an other hand, my owne being wholy taken up with bussines of more than ordinary importance. Since the writing of my last I have receaved from 187 «Archb(ishop) of Spalatro» a discourse written by him against Friars in general but grounded uppon an innovation which the Domenicans in his Dioces would have brought in by assuming unto their order (who are Inquisitors general) all the ecclesiastical jurisdiction which belongeth to the hierarchie of the Bishops in their Dioces and Archb(ishops) in his province. The treaty is of so great a bulke to be conveighed by the ordinary, and therfore I have thought it sufficient to send your Grace an abstract of the particular case which occasioned it referring the writing itself to a fitter opportunity unless your Grace shud desire to see it sooner. Herewithal I send a short summe of his life, which I have the rather thought fit of your Graces knowledge in regard that a composition of his that I lately sent his Ma.tye may perhaps raise a curiosity of knowing many particulars of him and his estate. I will forbeare to add any thing of my owne to his character, being discoraged by the ill success of the Carmelitans to pronounce any thing in favour of any in these parts, and therfore I leave him to recommend himselfe, assuring my selfe that his worth and sufficiency will soone be found by your Grace that can Herculem ex pede dignoscere.
I heare out of England that the busines betwixt 95 «Foscarini» and 188 «Muscorno» is not yet accommodated, and that 95 hath refused the attestation that was offered him from 62 «His Majesty» as thinking it to general. He may perhaps do himselfe wrong in standing to much uppon his innocencye which doth not appeare so clearly to others as to himselfe; in which respect his frends here wish the matter were well accommodated betwixt them, the many prejudices that are against him for domestick indiscretions and in particular for il treating of his Secretaries both in England and France being like enough to give his enemyes sufficient advantage to ruine his fortune whensoever it shall come to be knowen to the Senatej as hitherto it is not. In private I do and have donne him the best offices that I can, and have procured those on whom he most depended to suspend their judgments, and reserve him that the same interest he formerly had in their good opinion; but I dare speake nothing in publique for feare of giving occasion to these men, to inquire into the buisenes which cannot come into question but with 95 «Foscarini» loss, though perhaps the ruine of 188 «Muscorno» wil consequently followe. This is all whosewith I will trouble you at this present, and therfore alwayes praying for your prosperity I take leave and rest From Venice this 3/13 June 1614.
Mio On.mo e singolarmente Ottimo Signore,
La stessa ragione che mi ha impedito di saldare il mio debito la scorsa settimana, mi ha costretto ora a fare altrettanto, per essere io talmente preso da affari di straordinaria importanza. Dacché Le ho scritto la mia ultima lettera, ho ricevuto dall’Arcivescovo di Spalato un discorso scritto di suo pugno sui frati in generale, ma basato su una novità a proposito dei Domenicani della sua Diocesi che sarebbero indotti ad assorbire all’interno del loro ordine (che è fatto di inquisitori generali) tutta la giurisdizione ecclesiastica che è propria della gerarchia dei vescovi nelle loro diocesi e dell’Arcivescovo nella sua Provincia. Il trattato è di troppo gran volume per essere spedito con l’ordinario; perciò io ho pensato che sia sufficiente mandare a Vostra Grazia un sunto del caso particolare che lo ha occasionato, riservandomi di inviare lo scritto in una piú conveniente occasione, salvo che Vostra Grazia non desideri vederlo al piú presto. Qui accluso le mando un breve resoconto della sua vita che ritengo piú conveniente per la conoscenza di Vostra Grazia rispetto alla sua composizione che, da me inviata recentemente a Sua Maestà, può forse suscitare la curiosità di conoscere taluni dettagli su di lui e sulle sue condizioni. Mi guardo di aggiungere altro di mio sul suo carattere, essendo scoraggiato dal cattivo successo dei carmelitani a pronunciare una parola in favore di chicchessia di queste parti e perciò lascio che egli si raccomandi da sé, essendo certo che il suo valore e la sua competenza saranno presto riconosciute da Sua Grazia che può Herculem ex pede dignoscere.
Mi giungono notizie dall’Inghilterra che l’affare tra Foscarini e Muscorno non ha ancora trovato una conciliazione e che il Foscarini ha rifiutato l’attestazione offertagli da Sua Maestà [Giacomo I], ritenendola generica. Può darsi che egli punti molto sulla sua innocenza che agli altri non appare altrettanto chiara come a lui. Rispetto ad essa i suoi amici vogliono che la questione trovi un buon accomodamento tra i due, poiché i numerosi pregiudizi che si hanno a suo danno per le indiscrezioni domestiche e in particolare per il modo di comportarsi dei suoi segretari sia in Francia sia in Inghilterra bastano a fornire ai suoi nemici il vantaggio sufficiente per mandare in rovina la sua fortuna, anche quando dovesse essere riconosciuta dallo Stato; il che non è. In privato gli offro i migliori uffici che posso e gli ho anche suggerito chi sono quelli da cui egli dipende di piú per la sospensione del loro giudizio e che ancora gli riservano lo stesso interesse che in passato per la buona opinione che hanno di lui; ma evito di schierarmi dalla sua parte in pubblico per il timore di dare occasione a tali persone di indagare su affari che non possono venire allo scoperto; ma perso Foscarini, forse la rovina del Muscorno sarà consequenziale.
Questo è tutto ciò con cui intendevo disturbarLa al momento; perciò, pregando sempre per la Sua prosperità, prendo commiato. Suo Dudley Carleton. Venezia, 3/13 giugno 1614.
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