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CCXII. Esame di Gabriel Pelissier (Luglio 1620).
ADHG, 1 G 410 bis, cahier n. 2.
Lettera autografa del Pelissier, firmata in calce.
Libellum qui inscribitur Amphitheatrum aeternae providentiae divino-magicum, christiano-physicum, etc. censeo non modo nullius utilitatis, ut in quo nihil plane solidi inveniri possit, et cuius auctor nihil verae philosophiae vel theologiae sapiat, quin etiam admodum periculosum, hac una potissimum de causa, quod adversus impiissima dogmata a gentilibus philosophis olim et a quibusdam nostrae tempestatis nebulonibus rursus evulgata, concertationem acerrimam inire se simulans iulius caesar Vaninus, ficto forte nomine, in eo ita se gerit, ut animum potius detestandas illas blasphemias stabiliendi habuisse videatur, levioribus quippe ad orthodoxae fidei confirmationem usus argumentis, validioribus consulto, vel interdum refutatis, vel plurimum praetermissis, quae in hac re gravissimi momenti non licebat reticere, ne veritati praeiudicat infirmitas rationum, quae in contrarium adduci possunt curiosissime inquirens et urgens, non simili studio laborat in horum solutione et eversione; plerumque ex cerebro suo multa effutiens, risui et contempui passim habendo scholasticorum theologorum doctrinam, fundamenta et distinctiones, contra Ecclesiae Christianae iudicium et aestimationem, quae viro huic pluris facienda erant ni inani superbiae vento inflatus, sibi inter sapientes primum locum arrogaret. Submittit verbo tenus frequentissime, sanctae sedi romanae quae superciliose, et falso aliquoties iactitat a se et a nullo alio hactenus excogitata; sic vafer venenum latens propinare procurat et se promeritam condemnationem evasuram sperat. Placebunt ista scolis et erunt admirationi, at ulli bonae mentis viro nequaquam. Ego Gabriel Pelisserius, professor Theologiae in Universitate Tolosana subscripsi.
Ritengo che il libercolo intitolato Amphitheatrum aeternae providentiae divino-magicum, christiano-physicum, etc. sia non solo di nessuna utilità, per ciò che in esso non è possibile reperire niente di assolutamente solido e il cui autore non ha sentore della vera filosofia e della teologia, ed è anzi oltremodo pericoloso soprattutto per questo motivo, perché Giulio Cesare Vanini, simulando – forse sotto falso nome – di intraprendere un’acerrima battaglia contro i dogmi estremamente empi divulgati un tempo dai filosofi antichi ed oggi da taluni fannulloni del nostro tempo, si comporta in modo tale da dare l’impressione di voler inculcare piuttosto che detestare quelle bestemmie, in quanto fa uso di argomenti piú fragili per confermare i principî dell’ortodossia, mettendo per lo piú deliberatamente da parte, o addirittura confutando, i piú validi, che in cose tanto gravi non era lecito passare sotto silenzio per impedire che la debolezza delle ragioni non recasse pregiudizio alla verità; ma, indagando e puntando con molta curiosità su ciò che può essere addotto contro tali argomenti, si affatica non con analoga passione a risolverli e a scardinarli, ma ne elabora altresì molti altri dal suo cervello, i quali, esponendo alla berlina e al dispregio la dottrina, i fondamenti e le distinzioni dei teologi scolastici, contro il giudizio e la stima della Chiesa cristiana, cose che dovevano essere tenute in maggior conto da tale uomo, se, gonfiato dagli inconsistenti vapori della superbia, non si fosse arrogato il primo posto tra i sapienti. Assai di frequente sospende, fino alla pronuncia della Santa Sede di Roma, le cose che con molta presunzione e falsità di tanto in tanto va sentenziando e che mai fino ad oggi erano state escogitate né da lui né da nessun altro; cosí quest’uomo astuto tenta di propinare nascostamente il veleno e spera di evitare la meritata condanna. Piaceranno queste cose alle sette e saranno da esse apprezzate, ma non saranno affatto apprezzate da nessun uomo dotato di buona mente. Io Gabriel Pelissier, Professore di Teologia in questa Università tolosana ho firmato.
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