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XXXVII. Sonetto di Giovanni Maria Ginocchio
Con tal Centurione può certamente
Avventurar le sue Fortune Giano:
Batter la terra e scuoter l’Oceano,
Da dove il Sole ha l’alba, e l’Occidente.
E, sí com’ei le chiavi, il suo tridente
Gli consegni Nettun con esso humano:
Ambo lo scettro nobile, e soprano,
Già grande nel grandissimo Oriente.
La fama chiara da la oscura tomba,
Dove tant’occhi, e tante orecchie ha chiuse,
Risorga, e gonfi la miglior sua tromba.
La memoria raccoglia in un le Muse
Nel tempio de l’Honore, ove rimbomba
Di raccolte virtú lodi profuse.
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