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LVII. Dudley Carleton a George Abbot (Venezia, 25 maggio 1612).
PRO SP. 99, B. 9, ff. 259r.
Lettera autografa di Carleton, siglata D. C., e non datata. La datazione si ricava dal Calendar e da annotazioni archivistiche apposte da mano recente sull’attergato.
Right honorable my Very goode L(or)d
Abowt the time this letter can come to your Graces hands I expect the parties of whose goode reception I was assured by your letter of the 8th of March will be in England. One of them upon the first knowledge of your Graces pleasure came to me hether leaving his fellow sick at Bologna, but being well recovered they are mett as I may presume at Millan (here wanting fitt commodity of passage by sea) and from thence they take theyr jorney through the Grisons and amongst our frends downe the Rhîne. The whole charge I have ben at for them during theyr abode at Bologna attending your Graces answere and for theyr conduct hath ben 30li. ster. which I must leave to your favor whether it shall rest on me, or not. I shall be glad for some goode respects concerning his Ma.ys service in this place the knowledge which will be given of that abroad may be as of persons come owt of the Popes territories where they were latest (and for which purpose I did the more willingly allowe of theyr going thether) withowt mention of this State. For howsoever they are here less Papal than any other Italians, they are for the general little less superstitious; and they would take it as a great skandale to heare of converts in their Convents. I have had a sollicitor for a whole yeares space a frier of the Frari one Pesaro (a name of one of these gentlemens families of which he pretends to be a branch) to give him some recommendacion unto England whether he made shew of a purpose to retire himself for conference and obtain for him the same favor as I have don for these: this month past he followed me with importunity, so as I was forced at length to reiect him with some incivility but some ill informacion I had of his person made me lend as the deafe eare unto him (he entring into my house to remaine there as in a refuge) and the day after, his Convent was searcht for him by the Criminal Magistrat with 50 sbirri, for some riotous acts he had committed and as I am informed He is fled owt of this towne, and I have cause to imagine he will goe into England, which makes me trouble your Grace. Thus with this relation which I cease further to doe for the present and rest ever your Graces most devoted to your service. D. C.
Mio On.mo ed Ottimo Signore
Nel frattempo che questa lettera giungerà nelle mani di Sua Grazia, mi aspetto che essi saranno ricevuti in Inghilterra con quella buona accoglienza che mi fu assicurata con la lettera dell’8 marzo scorso [i. e. 18 marzo del calendario gregoriano]. Uno di essi [verosimilmente Vanini], appena avuta notizia della Sua decisione, venne qui da me, lasciando il suo compagno ammalato a Bologna; ma, essendosi questi ristabilito, si sono incontrati, come posso presumere, a Milano (con l’auspicio di una conveniente occasione di passaggio via mare [i. e. per i navigli]); di lí essi intraprendono il loro viaggio attraverso i Grigioni e attraverso paesi nostri amici lungo il corso del Reno. Tutto l’onere che ho sopportato durante il loro soggiorno lí [a Bologna], in attesa della Sua decisione, è pari a trenta sterline, e lascio a Sua Grazia di decidere se esse debbono restare o meno a mio carico.
Sarei felice se, per un conveniente rispetto del servizio che in questo luogo presto a Sua Maestà, di tali stranieri – senza far menzione di questo Stato – si dia notizia come di persone provenienti dai territori pontifici, dove essi sono stati ultimamente e dove, a questo fine, ho loro concesso molto volentieri di recarsi. Poiché, pur essendo i Veneti meno papalini degli altri italiani, sono tuttavia in generale poco meno superstiziosi e sarebbe per loro un grande scandalo sapere dell’esistenza di convertiti nei loro conventi. Sono stato tormentato per un intero anno da un frate dei Frari, un certo Pesaro (nome di una delle famiglie gentilizie venete, ad un cui ramo egli pretende di appartenere), il quale mi chiede insistentemente qualche raccomandazione per l’Inghilterra, ove mostra di volersi ritirare e chiede di ottenere per sé la stessa cortesia che è stata usata per questi [due carmelitani]. Il mese scorso mi ha seguito fastidiosamente tanto che mi sono visto costretto a respingerlo in modo inurbano, poiché le cattive notizie che avevo intorno alla sua persona mi facevano essere sordo alle sue insistenze. Egli è entrato nella mia casa per rimanervi in asilo e il giorno dopo nel corso di una perquisizione del suo convento è stato ricercato da 50 sbirri per ordine del magistrato criminale per atti dissoluti da lui commessi. Mi hanno informato che è fuggito da questa città ed ho ragione di supporre che voglia recarsi in Inghilterra; ciò che turberà Sua Grazia. Cosí evitando di prolungare oltre questa relazione, resto sempre devotamente al Suo servizio. D. C.
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