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LIX. John Chamberlain a Dudley Carleton (Londra 21 giugno 1612)
PRO SP. 14/69, ff. 67.
Lettera autografa di Chamberlain, datata From London this 11th of June 1612. Attergato: To the right honorable Sir Dudley Carleton knight his Majesties Ambassador at Venice.
My very goode Lord
[...] Hawly and Maxwell are finally made frends by Kings appointment, who sent for Hawly and after conference with him gave order yt shold be don in the counsaile chamber before the Duke of Lennox, the earles of Suffolke, Northampton and Worcester where Maxwell because he could not reade repeated a wordie satisfaction after the earle of Northampton, and in sayeng he asked him forgevenes on his knees, bowed himself and his knee toward him, which was accepted, though at first with some difficultie: yt seemes the Scottishmen were bodilie afraide for we heard of above three hundred that passed thourough Ware toward Scotland within ten dayes. I understand since my comming that two Italians here yesterday to seeke me. I cannot ymagine theyre errand, nor know not where to heare of them. So with all due remembrance to my Lady and Mistris Carleton I commend you to the protection of the Almighty. From London this 11th of June 1612. Your Lordships to commaund John Chamberlain.
Hawly [usciere di palazzo] e Maxwell [amico di Chamberlain] sono stati costretti finalmente a conciliarsi per decisione del Re [Giacomo I], il quale, mandato a chiamare Hawly, dopo aver colloquiato con lui, diede ordine che la riconciliazione fosse fatta nella camera consiliare alla presenza del Duca di Lennox [i. e. Ludovick Stuart, secondo Duca di Lennox], dei conti di Suffolk [i. e. Thomas Howard, primo Conte di Suffolk], di Northampton [i. e. Henry Howard, primo Conte di Northampton] e di Worcester [i. e. Edward Somerset, quarto Conte di Worcester], dove Maxwell, poiché non sapeva leggere, ripeteva una soddisfazione puramente verbale su suggerimento del Conte di Northampton, e, dicendo ciò, gli domandava il perdono in ginocchio, inchinato sulle sue ginocchia verso di lui, che lo accoglieva pur con qualche iniziale difficoltà. Sembra che gli Scozzesi siano personalmente dispiaciuti perché si sente dire che oltre trecento di loro passarono in meno di dieci giorni in Scozia durante la guerra.
Ho inteso fin dal mio arrivo che due italiani [Vanini e Ginocchio] mi hanno cercato qui ieri [i. e. 20 giugno 1612]; non posso immaginare quali fossero le loro commissioni, né sapere dove attingere notizie sul loro conto. Cosí con i dovuti ossequi alla Signora Carleton ti affido alla protezione dell’Onnipotente. Servo tuo John Chamberlain. Londra 11 giugno 1612.
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