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LXVIII. Pedro de Zúñiga a Filippo III (Londra, 10 agosto 1612).
PRO SP. 94/19, f. 135.
Lettera, non firmata, forse non autografa. In attergato di mano coeva: A letter from Don Pedro de Çuniga. The 10 of Aug 1612.
Don Pedro di Suneg to the king of Spaine. 10 Augusti.
The Archbishopp of Canterbutie is the greatest persecutor that ever hath bine here amongst the Catholikes, and the most zealous in his sect and because hee seeth that hereby hee well pleaseth the kinge his master he useth much diligence to make his obstinacie more appeare.
There hath come hether to his house from Italie two barefoote Friars where they have good entertainement, and they expect one other Spaniarde. The King hath receaved a letter from the Archbishoppe of Espalatro which is in Dalmacia And of the Signorie of Venice, in which hee writeth, that havinge fallen into the error which our holie Religion holdith, hee desireth to come and prostrate himselfe att the feete of his Ma.tie and that hetherto hee hath not done yet because hee hath soe longe professed this saide religion but that nowe his Conscience prieketh him for, as hee will bee by passe thorough with his determinacion, and though hee by reason of his Church have a Convenient Reverence yet hee will forsake itt and all other Contents soe as his Ma.tie wil but allowe him wherew.h all to live and that hee once bee irige settled here, manie more will followe him; The kinge seemed very well pleased and saith that this is the fruite of his Booke and that hee hopeth itt will much prevaile, Hee is written unto to come, yf this man cannot bee apprehended, yett ytt wil bee meete to have a speciall care of him, This is verie true for itt is tolde mee by an honest man whoe continuallie hath done me manie frendely offries and is one whoe understandeth much of the buisnesses here. Aug. 10 1612.
L’Arcivescovo di Canterbury è il più grande persecutore che ci sia mai stato contro i cattolici e il più zelante tra coloro che appartengono alla sua setta e, poiché si sente per ciò ben gradito al re, suo maestro, egli usa molta diligenza per far mostra della sua ostinazione.
Sono venuti qui nella sua casa dall’Italia due frati scalzi e vi sono ben trattati, ed essi aspettano un altro spagnolo. Il re ha ricevuto una lettera dall’Arcivescovo di Spalato che è in Dalmazia, e dalla Signoria di Venezia, in cui è scritto che, essendo caduto in errore nei confronti della santa nostra religione, egli desidera venire e prostrarsi ai piedi di Sua Maestà. Non lo ha fatto finora perché ha professato così a lungo detta religione, ma ora la sua coscienza lo induce a fare il passo con determinazione e tuttavia a motivo della conveniente riverenza che ha per la sua Chiesa ancora non intende abbandonarla e tutte le altre cortesie che Sua Maestà vorrà concedergli gli consentono di sopravvivere e, una volta che si sarà stabilito qui, molti lo seguiranno. Il re sembra molto ben soddisfatto: ha detto che questo è il frutto del suo libro [l’Apologia di Giacomo I] e spera che esso prevarrà. Gli ha anche scritto invitandolo a venire, dicendo che, se non sarà fatto prigioniero, riceverà da lui cure speciali. Ciò è verissimo poiché mi è stato riferito da un onest’uomo che di continuo mi ha dato amichevolmente molte informazioni ed è uno che conosce molto bene le cose che accadono qui.
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