Documenti
LXIX. Dudley Carleton a John Chamberlain (Venezia, 24 agosto 1612).
PRO SP. 99, B. 10, ff. 190r-191v.
Lettera autografa di Carleton, datata From Venice this 14th of August 612 st. vet.
Good Mr. Chamberlain,
you have kept me alive with your weekely letters, which, in a sharp and dangerous sickness I have lately suffred, were my best comfort and entertainment. Your last was of the 23rd of July, with the Carmelitans packet inclosed, and I doe not marvayle yf passing through such hands as it did, it had the same fortune before it came to yours or mine as yf it had ben in the Lazaretto. For your care in convaying mine, which I made bold to direct unto you I very hartely thank you, and promise not often to putt you to the like trouble, for I shall not often putt my self to that labor of Courtship, which I find very contrary to my genius. I onely now attend with great devotion to see what star I am to follow, according to which I shall constantly and without alteration direct my course. And yf goode wishes could make one shute back againe, it should not be long undon. Sir R. W. hath advertised me of his arrival in Holland, and expectation of his returne into England againe before long, though he doth not much build uppon it, and in case that fall owt he hath written to me to the same effect as I understoode by you in your former letters concerning my particul(a)r, with this addition that both he and Sir H. N. had treated with some principal persons at home to the same purpose: so as the matter is advanced further than I thought and I am no whit sorry for it yf it take effect: for I thinck no place can agree with me for health worse than this and you know there is nothing more considerable. I am now uppon the point of taking a house at Padoa both for the benefit of that aire and oportunity of exercise: and even change of place will be some help, at last yeald entertainment. My wife anf my sister hold up theyr heads well, and all the rest, now they know what belongs to goode order, find nothing amiss. We have at this present a great confluence of English from all parts. My L(or)d Rose and one Mr. Cansfield in his company by the way of Augusta. Toby Matthew (who is so brocken with travayle that Gregorio not knowing his name terms him il Vecchio) and one Gage a sworne brother of the same profession. They are going to Naples there to winter yf a jorney to Jerusalem doe not divert them of which they are treating uppon the goode success of Mr. Willoughby and m.r Bowes (whom you knew here) who are both safely returned, through the latter have an Ague on his back. [...]
I looke here dayly for Sir Th. Glover who is come as far on his way as Patras, and there stayes to recover some goods which were stollen from owr English marchants by some barbarous Jews, who first rid them by poyson and after made themselves masters of all they had. We had here lately a tragical accident neere us at Mestre (whether we have fownd the way to weare owt some ydle time) an Abbes of a convent in a monastery of Nuns being fownd dead in her bed having her throte cutt and the knife sticking in it. Uppon examination of the fact, three of the yong Nuns at lest were fownd with great bellies (for so many are publikely spoken of), for which a Prior and a Priest are layde fast at Treviso uppon suspition; but as yet it is not knowne how the murder was committed. Here are brought prisoners to this towne a Bishop of Lesena in Dalmatia, and a Captaine of a place subiect to the Patriarch of Aquileia for hindering the accustomed obsequies which should have ben performed for the late Duke saying that he was Principe Heretico, and was not therfore to have Christian burial. [...]
You see I seeke far to returne you somewhat in exchange of so much plenty and variety I have from you. Yf you could conceave how much difference there is betwixt the heats of this yeare and the last, or at lest how much I am less able to support them you would thinck I had don well for once, who have not wrote so much since I fell sick. And thins with all owr kindest commendations to your self and such of owr goode frends as may be present where ever this letter may find you, I committ you to Gods holy protection. From Venice this 14th of August 1612 st. vet. Your most assuredly D. Carleton
Mio buon Chamberlain,
mi hai tenuto in vita con le tue lettere settimanali, che, nell’acuta e pericolosa malattia che ho recentemente patito, sono state il mio miglior conforto e il mio diversivo. La tua ultima è stata quella del 23 luglio [lettera del 2 agosto] con l’accluso pacchetto dei Carmelitani e mi meraviglio se, passando, come fa, tra tali mani, abbia, prima di giungere nelle tue o nelle mie, la stessa sorte di ciò che è stato nel Lazzaretto. Per la cura con cui hai trasmesso la lettera che mi sono preso la libertà di indirizzarti, ti ringrazio di tutto cuore e ti prometto di non darti frequentemente di tali fastidi, perché io stesso non mi dedico spesso alle fatiche di corte, che sono affatto estranee alla mia indole. Ora attendo solo con grande devozione di sapere quale stella devo seguire e a quale devo accordare con costanza e senza oscillazioni le linee del mio comportamento. E se le buone aspirazioni [L’aspirazione di trasferirsi in Olanda in sostituzione del Winwood] dovessero di nuovo venir meno, non ne seguirebbe una rovina. Sir Ralph Winwood mi ha informato del suo arrivo in Olanda e della sua aspettativa di rientrare a breve in Inghilterra, anche se non può contare molto su ciò; nel caso che la cosa riesca, egli mi ha scritto nello stesso senso che ho inteso da te nelle tue precedenti lettere riguardanti la mia situazione, con questa aggiunta che sia lui sia Sir Henry Neville in patria hanno trattato allo stesso scopo con persone di rilievo. Cosí la materia è andata avanti piú di quello che pensavo ed io non sono affatto spiacente se la cosa va in porto, poiché credo che nessun posto sia peggiore di questo nell’accordarsi con la mia salute e tu sai che non c’è niente di piú importante di ciò. Ora sono sul punto di prendere una casa a Padova sia per il beneficio di quell’aria sia per avere l’opportunità di allenarmi; il cambio d’aria mi darà anche qualche aiuto o almeno mi offrirà qualche divagazione. A mia moglie e a mia sorella la cosa va a genio. Del resto ora esse sanno che ciò che appartiene al buon tono sociale non è fuori posto. Al momento abbiamo un gran flusso di inglesi che giungono da tutte le parti. Lord Rose [i. e. Lord Roos ovvero William Cecil] ed un certo Mr. Cansfield, che è in sua compagnia, vengono da Augusta. Toby Matthew [Tobie Matthew, figlio del vescovo di York Tobias Matthew] (il quale è talmente sfinito per il lavoro che Gregorio [i. e. Gregorio de’ Monti, segretario italiano dell’ambasciata inglese a Venezia], non conoscendo il suo nome, lo chiama il Vecchio) ed un certo Gage [i. e. George Gage], fratello fidato che fa la stessa professione, sono diretti a Napoli per svernare, se non li induce a dirottare un viaggio per Gerusalemme, del cui buon successo hanno discusso con Mr. Willoughby [i. e. Richard Willoughby,] e con Mr. Bowes (che tu hai conosciuto qui), i quali sono entrambi tornati sani e salvi, anche se il secondo ha un angelo custode sul suo groppone.
Io cerco qui quotidianamente Sir Thomas Glover, che è venuto da tempo al suo rientro da Patrasso ed è qui per recuperare alcuni beni che erano stati sottratti ad alcuni nostri mercanti inglesi da qualche barbaro Giudeo, che prima li ha addomesticati con un sonnifero e poi si è impadronito di tutto ciò che avevano. Qui abbiamo avuto recentemente un tragico incidente vicino a noi, a Mestre (dove avevamo trovato il modo di trascorrere un po’ di tempo oziosamente): la badessa del convento di un monastero di suore è stata trovata morta nel suo letto, con la gola ferita e con un coltello conficcato nella ferita. In seguito alle indagini sull’accaduto tre giovani suore sono stati trovate con le pance ingravidate (cosí molti affermano pubblicamente) perciò il Priore ed un prete sono stati imprigionati a Treviso per essere sospetti, ma ancora non si sa come l’assassinio possa essere stato commesso. Sono stati condotti in questa città prigionieri il Vescovo di Lesina [i. e. Pietro Cedolino] in Dalmazia ed un Capitano di quella piazza soggetta al Patriarca di Aquileia, i quali, per ostacolare le abituali esequie che erano state predisposte per l’ultimo Doge [Leonardo Donà], dicevano che egli era un Principe eretico e perciò non degno di avere cristiana sepoltura.
Vedi come cerco di restituirti qualcosa in cambio delle abbondantissime distrazioni che ricevo da te. Se tu potessi considerare quanto grande sia la differenza che c’è tra la collera di quest’anno e quella dell’anno passato o almeno quanto io sia ora meno capace di sopportarla potresti credere che finalmente sto bene per non avere scritto tanto dacché mi sono ammalato. E perciò con tutte le nostre piú cortesi raccomandazioni per te stesso e per i nostri buoni amici che potrebbero essere presenti quando ti giungerà questa lettera, ti affido alla santa protezione di Dio. Da Venezia questo 14 agosto 1612 st. vet. tuo fedelissimo D. Carleton
Precedente Successivo