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LXXX. Roberto Ubaldini a Scipione Borghese (Roma, 20 dicembre 1612).
ASVat., Lettere dell’Ubaldini, Nunzio in Francia, dell’anno 1612-1613, t. iii, Segreteria di Stato, Francia, v. 55. ff. 296v-297r.
Minuta non autografa. Il destinatario si evince dalla missiva precedente.
Al med(esim)o de 20 di dicembre 1612
Perche le molte diligenze fattesi in londra non sono bastate per venire in cognit(io)ne del Vescovo, che si sospettava fossi per seguitare i due frati Apostati ritirativisi a mesi passati, si deve credere, che la voce, che n’è stata in quella e questa corte non habbi havuto sodo fondam(en)to di verità, come lo crede per certo il sig.re di Villeroy, che ultimamente m’ha detto, che il suo Amb(asciato)re colà è in ciò stato diligentiss(im)o come meritava un tal sospetto, et la curiosità con che se glien’era scritto di qui per scoprirne il resto. Ho ben avviso che i sud(det)ti due frati sono Carmelitani l’uno Napolitano, e l’altro Genovese, che il p(rim)o è di 35 in 40 anni [ma all’epoca Vanini aveva 27 anni], estimato m(ol)to dotto, onde è trattenuto, e molto accarezzato dal Pseudo Arc(ivescov)o di Canterbery, che gl’haveva fatto dare il tempio de i Protestanti Italiani, che sono in londra per predicarvi, sicome haveva di già cominciato; che egli trattava della bruttezza del peccato, che diceva di non voler offendere la Chiesa, ma solo pred(ica)re la verità; che si mostra risoluto di non trattare di cose indifferenti; che presto leggeria le Controversie, che disputava spesso dinanzi al d(ett)o Pseudo Arc(ivescov)o sostenendo la parte del Papa; che haveva diffeso il Sacram(en)to dell’estrema untione; et in somma che dava segni molto espressi di conoscere ancora la verità cat(toli)ca e che non fosse però disperata la sua reconciliatione alla n(ost)ra S(an)ta Chiesa; Che dell’altro [Giovanni Maria Ginocchio] si fa molto minor conto mostrandosi di poco spirito, e che era in casa del Pseudo Vesc(ov)o Eliense. U.
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