Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 96
la verità cristiana, e mettere scienze nove assai commode alla sua
grandezza.
E prima dico, che {Spagna} deve proponere una legge fra i Cristiani, che
quando un popolo muta la religione romana tutti siano obligati i principati,
sotto pena di perdere lo stato, di spopolarlo e opprimerlo, come
disse Dio a Mosè.
Secondo, che tutti i savii di religione attendano ad acconciare i
mesi e i giorni cristiani, donando a dodici mesi i dodici nomi delli
apostoli, e a i giorni della settimana i nomi delli sacramenti. Perché
invero quei del Mondo novo, quando ci sentono parlare alla cristiana
e usare i giorni dei Gentili, s’ammirano, e altre cose simili acconciare.
Terzo, perché le scienze nove rendono il regno più ammirabile,
deve aprire le scuole delli Platonici e Stoici, che più s’accostano alli
Cristiani che non Aristotele, e in particolare la filosofia telesiana è
ottima, sendo conforme a santi Padri, perché mostra al mondo che i
filosofi non sono conformi, e che Aristotele, che tiene l’anima mortale
e il mondo eterno e nega la provvidenza, dove si fonda tutto il Cristianesimo,
non convince per le ragioni sue apparenti, poiché altri
naturali il negano. Secondariamente, occupa i letterati in questioni
scolastiche e fa che non guardino a grandezza di stato, mentre sfogano
la loro ambizione in queste scienze naturali. Terzo, leva le questioni di
sacra teologia dalle scuole oltramontane, che tutti si fanno teologi eretici
per non stare sotto la disciplina pia del Papa, ma contenziosa, e
l’occupa in queste di scienze naturali.