Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 140

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di giovani germani, inglesi, maroniti ecc. per seminare i predicanti
della fede, e li ordini di san Domenico e san Francesco e altri son seminarii
delli soldati apostolici, che con la lingua senza spada domano il
mondo, ed essi sono il nervo del dominio ecclesiastico.

Di più, il Papa ammette a sacerdozio, a vescovati, a cardinalati
ogni uomo d’ogni nazione, o povero o ricco o barbaro o latino, come
ordina san Paolo, s’egli vuol esser savio e buono, e però il suo dominio
è grande e unito, che così domina in Spagna, nel Mondo nuovo, in
Africa e Francia come in Italia, ai suoi vassalli per il vincolo della religione
comune, e tale unità mantiene li animi uniti, onde resulta
l’unione delli corpi e dell’armi, e però il Re, che cura l’unione delli
corpi e dell’armi e fortune solamente, ha il dominio più estrinsecato e
men forte, se la religione non lo fortificasse, unendo li animi, e si vede
che l’Imperator germano, che ha i popoli divisi in religione, non li
può dominare come il Re nostro e il duca di Baviera meglio fanno.

Dunque da noi impararo i Turchi, e noi trascuramo la legge apostolica
per osservar la romana e gentile.
Però farebbe cristianamente il Re
instituendo collegii di soldati, e ammettendo a dignità militare non
solo i Spagnoli, ma tutti i valorosi del mondo, spagnolizzandoli, etc.,
che sarebbe più amato dalli suoi e dalli strani.
Non è contra san Tommaso pigliar i fanciulli degli eretici e Mori
e battezzarli nel seminario, quando si pigliano in guerra, ma se si
pigliano in pace e a forza, come dagli Ebrei che sono in Roma; e
Scoto concede l’uno e l’altro.
Di più, ogni sett’anni aggraziare i banditi e condannati a morte,
che vadano in guerra in Africa o al mondo nuovo.

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