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CXV. Dudley Carleton a Thomas Lake (Venezia 28 febbraio 1614).
PRO SP 99, B. 15, ff. 101r-102r.
Sir
I am sorrie to see by yours of the 27th of the last, whith the inclosed, the ill successe of those two converts, who parted from hence with so much shew of zeale and devotion; which I dare undertake was not then dissembled, and that they continued long of the same minde howsoever they are now changed. For a good space after theyr arrival in England I had letters from the elder of them in the name of them both – testifying the contentment they receaved in theyr condition generally, and particularly in my Lord’s Grace of Canterburies bowntie anf favor towards them.
Yf any Ambassador or publique minister have practised with them (as is not unlikely) for theyr returne hether, I assure you it is more then was don to send them thether; theyr going – as well as theyr convertion being voluntary, and confirmed by some goode trial of time before it was embraced.
I doe not understand of any correspondency they have had in these parts (as I now write to his Majesty) but I easely believe that from Rome there have ben invitements used to recall them, because theyr defection was no small skandale to theyr religious orders. And whatsoever the successe of these prove, the example of other converts shewes that all of that kind are not to be reiected. For God hath served himself of many of them to goode purpose in owr church. And the noise owr adversaries make of every poore fellow they gaine from us requires somewhat to be don in the same kind to stop theyr mouths.
We are here still held in suspence what will be effect of these armies kept on foote with so great cost in Italy, which is not thought will abide the shock one of an other; but in opinion they are intended for some other parts not so well prepared for them, all theyr neighbours are entertained with much jealosie. Many doe judge nothwithstanding, that the King of Spaine (whose power is most fearfull) is not in ease nor courage for any great enterprise; his wants in proportion to lesser Princes and States being greater then any. And the lest will finde frends for defence whensoever any thing shall be really attempted against the common quiet [...].
From Venice this 18th of February 1613 st. vet.
Yours most affectionally to doe you service Dudley Carleton
Signore
Sono spiacente di apprendere dalla Sua del 27 passato [vedi lettera di Thomas Lake a Carleton del 6 febbraio 1614, calendario gregoriano], con i documenti allegati, la cattiva riuscita di quei due convertiti che partirono di qui facendo grande ostentazione, che, a mio parere, all’inizio non era dissimulata, di zelo e devozione; anzi, conservarono a lungo lo stesso proposito, sebbene ora essi siano cambiati. Per un lungo periodo, dopo il loro arrivo in Inghilterra, ho ricevuto lettere dal piú anziano dei due [vedi lettera di Vanini del 9 ottobre 1612], il quale, a nome di entrambi, si dichiarava in generale soddisfatto per le condizioni della loro accoglienza e, in particolare, per la generosità e i favori dimostrati da Sua Grazia, l’arcivescovo di Canterbury.
Non v’è dubbio che li ha manovrati qualche ambasciatore o pubblico ministro (cosa non inverosimile) per farli rientrare qui; io le assicuro che fu fatto di tutto prima di mandarli costí, la loro venuta da me e la loro conversione furono spontanee e confermarono ciò a seguito di indagini ben mirate prima che si fosse dato loro credito.
Io non ho avuto notizia di una loro corrispondenza con persone di queste parti, come ora scrivo a Sua Maestà, ma ritengo che abbiano avuto assai facilmente da Roma inviti a rientrare, perché la loro defezione fu di non poco scandalo per il loro ordine. Ma quale che sia il successo di questa esperienza, l’esempio di altri convertiti [allude verosimilmente a Giovan Francesco Biondi e ad Ascanio Baliani] dimostra che costoro non sono tutti da respingere. Poiché Dio si è servito di alcuni di essi per il bene della nostra Chiesa. E il chiasso che i nostri avversari fanno per ogni povero seguace recuperato da noi, richiede che si faccia qualcosa di analogo per tappare le loro bocche.
Qui siamo ancora con l’animo sospeso per ciò che sarà l’effetto di questi eserciti tenuti in piedi con cosí grandi costi in Italia, la quale non ha intenzione di attendere che le parti si scontrino l’una contro l’altra; ma è presumibile che [gli spagnoli] si propongano di aggredire altre parti non altrettanto ben preparate, destando perciò sospetti nei loro vicini. Molti, tuttavia, ritengono che il re di Spagna [Filippo III] (il cui potere è spaventoso) non sia a proprio agio né abbia il coraggio di tentare grandi imprese; le sue necessità sono piú grandi di quelle di príncipi e di Stati piú piccoli, anche perché egli stesso è piú grande di qualunque altro e certo troverà amici a sua difesa ogni volta che sarà messa in pericolo la pace. Suo e affettuosamente al suo servizio, Dudley Carleton. Venezia, 18 febbraio 1613 st. vet.
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