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CXVII. Dudley Carleton a Thomas Lake (Venezia, 14 marzo 1614).
PRO SP. 99, B. 15, ff. 150r-151r.
Lettera autografa del Carleton, firmata Dudley Carleon e datata From Venice this 4th of March 1613 st. vet. Attergato di mano sincrona: To the honorable Knight Thomas Lakes give these Court.
Sir
[...] I have ben very much trobled in minde since the receit of your last letter touching the ill successe of the two friers who used my meanes for theyr transport into England; and the more for that I heare one of them is escaped to the Venetian Ambassadors house, who (as I likewise understand owt of England) hath ben the chiefe meanes to worke theyr reconvertion wherein he had no cause to be more sedulous then others; first, because that nether of them is a Venetian, or subiect to theyr dominion and next because they came not to me owt of any place of this State, but from the Bologhese, the Popes territorie. I should be sorrie they should escape punishment where they are; but yf they have that goode fortune, I make no dowbt but they will meete with it at Rome, where the use is to entertaine such people with many caresses at the first comming, and after to make them tast of the common cup which none drinke twice of.
You must not looke for any newes from hence as long there is stirring else where, for now these Italians seeing troubles growing in France, they leave of the thought of action, and returne to theyr wonted speculations.
Thus ceasing to troubles you farther, for present I rest your most affectionatly to doe you service. Dudley Carleton. From Venice this 4th of March 1613 st. vet.
Signore
Sono intimamente molto turbato dacché ho ricevuto la Sua ultima lettera [vedi lettera di Thomas Lake del 6 febbraio 1614], relativa alla cattiva riuscita dei due frati che si servirono di me come mezzo per essere trasferiti in Inghilterra; e sono turbato soprattutto perché sento che uno di essi si è rifugiato presso l’Ambasciatore veneto, il quale, come ho inteso anche fuori dell’Inghilterra, è stato il principale strumento della loro riconversione, per la quale egli non aveva ragione di essere perseverante piú che in altre occasioni: in primo luogo perché nessuno dei due era veneziano o suddito veneto; secondo perché essi sono venuti da me non da territori di questa Repubblica, ma dal Bolognese, che è un territorio pontificio. Mi dispiacerebbe se dovessero sfuggire ad una punizione dovunque siano; ma se siffatta è la loro buona sorte, non ho dubbi che la incontreranno a Roma, dove si usa ricevere simile gente con molte carezze all’arrivo e in seguito si fa assaggiare quell’amaro calice che nessuno beve due volte.
La S. V. non deve attendersi nuove notizie da qui, fino a che altrove c’è agitazione, perché ora questi italiani, vedendo crescere i disordini in Francia, mettono da parte ogni idea di azione e ritornano alle loro abituali speculazioni. Perciò, evitando di disturbarla ulteriormente, resto per ora affezionatissimo al suo servizio Dudley Carleton. Venezia 4 marzo 1613 st. vet.
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