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CXXVII. George Abbot a Dudley Carleton (Lambeth, 9 aprile 1614).
PRO SP 14/72, ff. 172r-v.
Lettera autografa di Abbot, siglata G. Cant e datata Lambith, March 30. 1613.
My very good L(ord)
I send unto you heere inclosed an answere to the letter, which I lately received by your convayoure, which I know your L(ordshi)p will send unto the right place.
His ma.ty taketh it, well, that you caused the Capuchin ffryar to receive a checke, who so scandalously did carry himselfe toward Queene Elizabeth, whose memory with the good must ever bee blessed.
I know nothing by Signor Francesco Biondi but good, and therefore I will hope the best. But heereafter wee shall bee wary how wee hastily intertaine the Convertitoes of that Nation, so inestimable hath bene the hypocrisye and lewdnesse, of the two Carmelites lately remaining with us. I by my last wrote my minde at large concerning them.
I am well acquainted, that there is the Minister of one greate Kinge residing among us, who spareth no cost, to effect his designes and to understand all thinges, which are intelligible. And hee taketh unto himselfe a marvillous boldnesse in that behalfe.
The Venetian Embassador hath lately had some affront putt upon him by his owne Secretary, whom I do much suspect to bee a very lewd and naughty man. Hee hath gotten a Scottishman who served the Embassadour, to avow upon examination before the Recorder of London, that the Embassadour would have hired him for hh.ls to kill the Secretary. And this hath bene so handled, that one or two more of the same combination in the Embassadour’s house, do give some kinde of testimony, as if they had overheard some wordes from the Embassadour, tending to that purpose. This examination was brought to the kinge who most graciously and respectively to S.t Marke, sent it to the Embassadour, being formerly pleased to receive from mee some satisfaction in his behalfe. I give the Embassadour all the helpe and contentment that I can, because I have found him very observant to our master, and apt to do all good offices, which I am persuaded being secretly discovered by the ministers of some other Princes heere, doth procure him some lashes, and will do, as many as they can, putt upon him.
I have reason to thinke, that this Secretary hath sent to his private frendes at Venice, some advertisement of this matter, which you shall do well to qualifye, till you have further: because it cannot bee long but the truthe of all this matter will appeare. But I finde it a kinde of misery to the Embassadour of that State, that they have their Secretaries putt upon them, so that they can make no election for themselves, which may carry some false shew of good to the publicke, but certainly is a greate incumbrance to their ministers in private.
I say no more, but with my commendations to yourselfe and your dapper Lady my old acquaintance, I leave you to the Almaghty, and rest your L(ordshi)ps very loving frende G. Cant.
Lambith, March 30. 1613.
Mio Ottimo Signore
Ti invio qui allegata la risposta alla lettera che ho di recente ricevuta, da cui apprendo che sarai mandato in una località piú idonea.
Sua Maestà ha preso tale decisione perché tu abbia modo di mettere in scacco il frate cappuccino che si è comportato cosí scandalosamente verso la nostra Regina Elisabetta, la cui memoria deve essere sempre associata al bene.
Non ho notizie da Francesco Biondi se non buone e perciò voglio sperare il meglio. Ma d’ora in avanti saremo prudenti prima di ospitare affrettatamente convertiti di quella nazione, tanto inestimabile è stata l’ipocrisia e la spregiudicatezza dei due carmelitani che ultimamente sono rimasti tra noi. Nell’ultima lettera [lettera di Abbot del 26 marzo 1614] ho ampiamente espresso il mio pensiero sul loro caso.
Sono ben consapevole che il ministro [allude all’Ambasciatore don Diego Sarmiento de Acuña] di un grande sovrano [Filippo III di Spagna] residente tra noi non ha risparmiato denaro per portare ad effetto i suoi disegni e per avere informazioni su tutto ciò che era possibile sapere. Ed egli ha usato ogni strabiliante audacia in questa vicenda.
L’ambasciatore veneto ha subito di recente taluni affronti da parte del suo Segretario [Giulio Muscorno], che sospetto essere un uomo disonesto e impertinente. Egli ha indotto uno scozzese [cioè William Lusmeden] che serviva l’ambasciatore a dichiarare, sotto interrogatorio davanti all’archivista di Londra [il Recorder di Londra era Sir Henry Montague], che l’ambasciatore gli avrebbe rifilato 200 sterline per ucciderlo. E questi è stato manipolato cosí bene da indurre uno o due persone della stessa compagnia di casa dell’ambasciatore a dare un certo tipo di testimonianze come se avessero inteso talune affermazioni dell’ambasciatore tendenti allo scopo suddetto. Queste indagini furono portate a conoscenza del Re, il quale per generoso rispetto verso lo Stato di S. Marco, le rivelò all’ambasciatore, che si compiacque di ricevere da me qualche favore in tale affare. Io diedi all’ambasciatore tutte le speranze e le soddisfazioni possibili, poiché l’ho trovato molto ossequioso verso il nostro Signore e capace di offrire buoni uffici e l’ho persuaso che, essendo stato scoperto da parte di ministri di qualche Principe qui residente, costoro gli procureranno qualche sferzata e, per quanto sarà in loro potere, si prenderanno gioco di lui.
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