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CXXXII. Diego Sarmiento de Acuña a Guido Bentivoglio (Londra, 1° maggio 1614).
PRO 31/12/5, ff. 22v-23r.
Al Ill.mo Señor Guido Bentivoglio, Nuncio de su S.d en los estados de flandes, a 1 de Mayo 1614.
Ill.mo Señor
He rezibido la carta de V. S. I. de 15 de Abril y grandissimo favor y merced con ella y vino a tan buen tiempo que luego tuve audiencia con este Rey le dize lo que V. S. I. me manda sobre el Libro de los exsorcismos de la hechiçera y a otros tambien los he desengañado y dicho lo que V. S. I. me manda que ha sido convinientissimo.
Y confieso a V. S. I. que aunque yo avia savido que aqui se hazia gran donaire de que se huviese impreso libro entre catolicos dando credito a deposiciones del demonio y que este Rey comiendo un dia avia hecho mucho donayre dello, solo puede responder que en todas partes avia necios y libros impertinentes que se impriman sin mirarse y que esto no turvava ni podia tocar ni manchar la huniversal y cierta verdad de nuestra religion catolica que viendolo si era malo se haria de este libro lo que se ha hecho de otros que lo son que era vedallos, con lo qual se quedo assi y yo me olvide de avisallo porque ay aqui tantas cosas desta materia que no es maravilla que se olviden algunas.
Suplico a V. S. I. que me manda advertir y ordenar todo lo que entendiere que puedo y devo hazer en este punto en servicio de Dios y de su S(anctida)d pues este es aqui el ofizio de el Embaxador del Rey Catolico y lo que deve hazer y procurar para cumplir bien con su obligacion y save nuestro señor que si buenos deseos valen algo que son buenos los mios.
Cadonos ha este Rey estos dias algunas muestras de piedad y clemencia con los catolicos y en mi presencia dixo en el parlamento que no era amigo de sangre ni de rigores y que assi no queria que se hiziersen leyes nuevas contra los Papistas porque las historias y la esperiencia mostravan que qualquiera religion falsa o verdadera crezia con la persecucion trayendo el exemplo de como llevaron ante el conzilio de los sazerdotes a los Apostoles acusados de que seguian la dotrina de christo nuestro redemptor y como Gamaliel avia respondido que si aquella religion no era de Dios, ella por si se caeria sin medios ni diligencias de los hombres, y que si era de Dios tanpoco serian parte ni poderosos los hombres para estorvalla y que tambien era justo tener consideracion a los Papistas, por el respeto de los Principes de su religion con quien el y los deste Reyno tenian vezindad y buena amistad.
Y mostrandole yo una carta que he tenido estos dias del Señor Cardenal Zapata (apostolece cierto) se olgo mucho de vella y me abla bien a este proposito Dios le alumbre que cierto tiene muy buenas partes personales.
Julio Cesar y Juan Maria los dos religiosos italianos que han ydo de aqui a hecharse a los pies de V. S. I. merezen ser muy amparados y favorezidos no solo por lo que han hecho pero para que otros vean con su exemplo que aun para las cosas del siglo han azertado y tornen exemplo otros perdidos para mejorarse, y lo suplico assi a V. S. I. aquien guarde Dios como deseo en Londres a Primero de Mayo 1614.
Un breve de su S.d he rezibido aora que vasta para consuelo y premio de todo lo que aqui se puede servir y padezer.
El Archipresvitero es muerto, el que quedo en su lugar esta aqui en la carzel, mucho es menester que el aque su S.d huviere de nombrar sea de tales partes y virtudes quales aqui y para este cuidado son menester como su S.d le hara Dios nos le guarde.
Suplico a V. S. I. que con mucha llaneza me havise si en esta tierra huviere algo de su gusto.
Ill.mo Sig. Guido Bentivoglio, Nunzio di Sua Santità negli Stati di Fiandra, 1° maggio 1614
Ho ricevuto la lettera di V. S. del 15 di aprile [vedi lettera di Guido Bentivoglio del 15 aprile 1614] e il grandissimo favore e il beneficio, concessimi con essa; e giunse a tempo debito poiché presto avrò udienza da parte di questo Re e gli dirò ciò che la S. V. mi comanda a proposito del libro degli esorcismi e della negromanzia ed ho anche aperto gli occhi ad altri e ho detto le cose che la S. V. mi comanda e che sono state convenientissime.
E confesso a V. S. I. che, benché abbia saputo che qui si faccia un gran vociare per ciò che si troverebbe stampato tra i cattolici un libro che dà credito alle deposizioni del demonio e che questo Re un giorno a pranzo aveva fatto gran conto di esso, posso solo rispondere che dappertutto ci sono sciocchi e libri impertinenti che si stampano senza controllo e questo non turba né può riguardare né compromettere la universale e certa verità della nostra religione cattolica; che esaminandolo, se fosse stato cattivo, si sarebbe fatto di questo libro ciò che si è fatto degli altri che sono tali, cioè sarebbe stato proibito; con ciò si quietò e cosí dimenticai di dargli notizie, poiché ci sono qui tante cose di questa materia e non fa meraviglia che alcune siano dimenticate.
Prego la S. V. I. di mandarmi avvisi e di comandarmi tutto ciò che pensa si possa e debba fare in questa materia al servizio di Dio e di Sua Santità poiché questo è qui l’ufficio dell’ambasciatore del Re Cattolico [Filippo III di Spagna] e ciò che deve fare per adempiere a tutti i suoi obblighi; e sappia il nostro signore che i suoi buoni desideri sono capaci di rendere buoni anche i miei.
Questo Re [Giacomo I] ha fatto nei giorni scorsi mostra di pietà e di clemenza con i cattolici e in mia presenza ha detto in Parlamento di non essere amico né di sangue né di rigore e di non volere che si facciano nuove leggi contro i Papisti, perché la storia e l’esperienza mostrano che qualsivoglia religione, vera o falsa, cresce con la persecuzione; e prese l’esempio di come condussero davanti al concilio dei sacerdoti gli apostoli accusati di seguire la dottrina di Cristo, nostro redentore, e come Gamaliele rispose che se quella non era la religione di Dio sarebbe caduta in disgrazia senza che gli uomini ricorressero a espedienti e ad ogni sorta di diligenza, se poi era la religione di Dio tanto meno era in loro potere ostacolarla; allo stesso modo era giusto tenere in considerazione i Papisti, per il rispetto dei Principi della loro religione, con i quali egli e quelli di questo Regno tengono vicinato e buona amicizia.
E mostrandogli io una lettera che ho avuto questi giorni dal Cardinal Zapata [y Cisneros] (certamente apostolica) si felicitò molto di vederla e mi disse a tal proposito che Dio lo illumini che certo ha buona inclinazione personale.
Giulio Cesare e Giovanni Maria, i due religiosi italiani che sono andati via di qua per gettarsi ai piedi di V. S. I. meritano di essere molto curati e favoriti non solo per ciò che hanno fatto, ma anche perché altri vedano che con la loro esperienza hanno toccato con mano come vanno le cose di questo secolo e potranno essere di esempio ad altri perduti per migliorarsi. Supplico Dio che guardi la S. V. come desidero. Londra, 1° maggio 1614.
Ho appena ora ricevuto un breve di Sua Santità che vale come consolazione e come premio di tutto ciò che qui si può sopportare per offrire il proprio servizio.
È morto l’Arciprete [George Birket, secondo arciprete d’Inghilterra]; colui che ne ha assunto le veci [i. e. John Colton] giace qui in carcere. È oltremodo indispensabile che colui che dovesse essere designato da Sua Santità abbia l’indole e le virtú che sono necessarie qui per questo incarico. E cosí Sua Santità farà sí che Dio lo protegga.
La prego di farmi sapere molto semplicemente se c’è in questa terra qualcuno che sia di suo gradimento.
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