Tommaso Campanella, Aforismi politici, p. 115
più Dio; nel Romano, più la prudenza; nello Spagnuolo,
più l’occasione sono evidenti. Ma ogni causa in natura si
riduce a Dio, ché qui parlo secondo l’evidenza politica.
76. Tutti i stati conobbero che la prudenza non arriva a
sapere quel che è buono o malo a sé, sempre et in ogni
cosa: però tutte le nazioni hanno ricorso a Dio, chi per
via retta, chi per storta. Per questo l’imperio d’Assirii, di
Egizi e Persiani invocò Dio nelle stelle per mezzo della
astrologia; i Greci negli oracoli, per mezzo di Sibille sottili
di spirito atto a copularsi a Dio; i Romani nella aruspicina
et augurii cercaro il voler di Dio; i Cristiani, per mezzo
retto, allo Spirito Santo ricorrono per via degli profeti e
del Vicario di Dio, e gl’Ebrei alli miracoli e profeti appellaro.
77. Se bene i demonii si son mischiati nell’arte dell’invocare
Dio delle Genti, si deve stimare che Dio fondò i lor
imperii per disegni suoi particolari di punire gli altri, sì come
appare nei Profeti, e che Egli spesso abbia risposto per via
degl’idoli, dove conobbe importare alla mutazione o augumento
di quello stato, come alla Pitonessa, invocando diavoli,
rispose Dio per Samuele, et in bocca di Balaam idolatra,
perché ogni dominio ha il suo angelo, et ogni legge
in quanto buona è da Dio, e nessuno stato si può fondare
senza parte di bontà.
78. La parte che Dio ha negli imperii per la religione mantiene