Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 88

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si può dir ch’oggi faccia re di Spagna>. E questi mercenarii subito
perdono, come li predetti, e come perdé re di Francia lasciando predicar
Calvinisti, e il duca di Sassonia, Lutero lupo: perché chi ruba o
divide gli animi, ruba e divide i corpi, e poi le fortune da quelli pendenti.
Però è ignoranza grande dei principi lasciare entrare novità di
religione nel suo regno, perché questa domina gli animi. Onde Saul,
vedendo che David dominava gli animi del suo popolo, subito augurò
la propria rovina, e i mali di Germania e Polonia e Francia per lo
rubamento degli animi sono infiniti dopo Lutero.

Pastore è quello che si pasce <sol> dell’onor dei popoli, e pasce i
popoli col suo esempio, dottrina e abbondanza, e difende con armi e
leggi buone a loro. Perciò il buon re deve essere tanto più dotto de
popoli quanto è il pastor più del gregge, che è di specie umana
superiore alla brutale, onde sopra umano e Dio deve essere il principe,
come disse Platone, e tal fu Cristo; o veramente divino per l’arte da
Dio a lui data, come sono il Papa e i vescovi e Moisèlegislatore divino; o
per le virtù umane obediente al divino legislatore, come fu Carlo
Magno. Il che alcuni conoscendo almeno si finsero divini, come
Macometto e Minos, perché il popolo riverisse le loro leggi, il che
Varrone considerò in Romulo.
E in vero quando il Re è tale in verità,
tutto il popolo diventa buono, e se è malo, malo. Però il Re si deve mostrare
tale secondando al Papa e vescovi, e facendo ogni cosa con loro, e
del suo regno e della chiesa componendo un corpo di republica come ho
detto.
E deve la sua reverenza procurare con gli ordini ecclesiastici

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