Tommaso Campanella, Lettere, n. 147

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A PAPA URBANO VIII IN ROMA


Parigi, 22 settembre 1636

Santissimo Padre,

ricordisi Vostra Beatitudine ch’io non posso errar in fide se non per malizia,
essendo prima consumato in tutte le scienze umane, le quali ho riformato
secondo li dui primi codici divini, che è la natura e la sacra Scrittura,
per vendicar la fede dal Gentilismo; e di più comsummato nella teologia di
Padri tutti e di tutti scolastici, e nei sacri Concili e canoniche leggi tutte e
bullari. E però deve più che probabilmente credere ch’in quello Centon tomistico,
che m’impugnano gli emoli, non ho error né eresia, se san Tomaso
non è eresiarca, delle cui parole otto e dieci volte replicate è composto.
Quanto a quel che potrebbe far dubitar d’ignoranza e malizia per le Censure
che feci nel libro del Padre Mostro, io di novo li rimando le sue proposizioni.
Per amor di Dio, le legga, perché conosca come il padre Acquanegra le
occultò – per zelo forse della Religione o pensando dar gusto al cardinale
Antonio – ai censori boni e le mostrò all’adulatori con dire ch’eran solo bizzarrie
di parole e non eresie, e però qui si ne fa libro, già che non cessan di
perseguitarmi; e quanto fecero in Roma per mezzo di signori Nepoti per
astraermi dall’animo di Vostra Beatitudine; e come stampâro l’Astrologia
mia per farmi odioso a Vostra Beatitudine, pensando che ci fosse superstizione
in quel secreto filosofale di schivar li mal’influssi.

Si ricordi anche Vostra Beatitudine che, avanti ch’io venissi in Roma, fecero
una censura falsa a nome del Bellarmino nei libri che mandai in Roma a
stampare; e io mostrai che le proposizioni che m’addossavan per male erano
catolice e le contrarie eretiche, o che non eran ne’ miei libri. E così fu
accettata dal Santo Offizio la risposta mia per bona; e dopo, venendo a Roma,
il Mostro ad istanza del cardinale Borgia e Scaglia, fece una censura
d’ottanta proposizioni falsissima. E io dimandai per memoriale a Vostra
Beatitudine che sia esaminato in presenza di cardinali con il libro e censure
in mano, per mostrar che non eran nei libri miei quelle proposizioni, e che
molte de industria eran mal interpretate e molte non intese, perché non sanno
teologizzare, e credeno più a commenti ch’al testo sacro, e più anche alle
manuscritte lezioni di lor lettori ch’a commenti.

E io avevo visto secretamente queste false censure, però scrissi così a Vostra
Beatitudine; e Vostra Beatitudine rispose che, se ho risposto bene al
Bellarmino, meglio responderia a loro. E subito Scaglia mi venne a visitare
in Santo Offizio, che pria m’era contra, e mi presentò, e poi pregò ch’io non
volessi veder le censure del Mostro, se ben io in secreto l’avevo viste, per
schivar le nemicizie: e ciò poi io ho referito a Vostra Beatitudine. Però sia
certa che adesso fan peggio: però supplico, e lo scrissi al Padre commissario,
che mi se mandin le censure per difendermi, e vedrà quanti inganni si fanno
nella Corte, non che in Napoli. E certo tutti avean damnato l’opinion di
Vecchetti per eretica – ed era solo temeraria –, s’io non avessi mostrato
al Padre Acquanegra molti dottori in favor del Vecchetti. Sa anche il Padre
maestro Marino la difenza che feci contra loro, che dicevan a Vostra Beatitudine
nell’Astrologia, stampata da loro per farmi male, esser cento superstizioni;
e fu pur approbata da’ censori datimi da Vostra Beatitudine.

Di più, li dico che solo questo libro dopo tanti anni può risponder esattamente
all’argomenti di Ugunotti e fruttifica in tutto Settentrione, come Vostra
Beatitudine può veder leggendo solo l’epistola dedicatoria al Re Cristianissimo
e ’l proemio del Centone. E in ambedui Vostra Beatitudine è nominata;
e tenga per certo, e lo vedrà in quell’epistola, che, come ha detto a Vostra Beatitudine
il Conte di Brassac, più Ugunotti ha fatto l’Alvarez, mastro del nostro
Padre generale e del Mostro, che non Calvino, e tira le genti a maometismo,
se son speculativi, come Berardino Ochino fece: e si scandalizza la
Sorbona di questo, e più l’Inglesi. Li quali quasi tutti desideran la fede catolica,
e molti io ne mando a Roma, che riferiranno quel ch’io fo; e forse sarò chiamato
dalla lor Regina, alla quale scrissi che li suoi vassalli mi dicono che, per
non morir di fame, confiscati i lor beni, non si fan catolici; e che si sforzi solo
impetrar libertà di conscienza e sarà subito vittoriosa. Il resto scrivo al Padre
commissario; e scrissi a Vostra Beatitudine per il Marchese di Covre e per il
Conte di Novaglia, quando mandai a Vostra Beatitudine i libri.

Aspetto le censure e la solita lemosina, perché qua non si paga, se non parte
e con stenti; e io moro di necessità e non merito. Si ricordi che tutti illuminatori
del seculo son crucifissi e poi resuscitano, e però il secolo futuro lauderà
Vostra Santità in me. Di più, mi vien imposto da un gran personaggio
ch’io avvisassi a Vostra Beatitudine che, facendosi la pace con quelli vantaggi
che cercan l’inimici di Francia, sarà la ruina della Chiesa: perché essi han
lasciato predicar Lutero, perché dicea che la Chiesa non devea tener beni
temporali, e donâro licenza a’ protestanti, con lo Interim, di spogliar le chiese
d’Alemagna, per poter essi spogliar il papato, come cominciâro nel sacco di
Roma; e perché non consentîro gli altri prìncipi, lasciâro ecc.; ma adesso torneranno
a farlo – e mi disse il come – e Francia non potrà soccorrer poi di
Roma e Mantua al sacco. E questa causa indusse Sisto V e Clemente VIII
a benedir Enrico IV. Ricordisi che non ha servo più leale e che più ami e glorifichi
la sua fama di me. Quello ch’io fo con tutti dottori e prìncipi per tirar
la Francia all’obedienza antica di Carlo Magno, lo scrissi altrove, e quanto
utile la Monarchia stampata in Iesi; e ’l frutto delle dispute appresso se vedrà.

Umilmente bacio li santi piedi e li prego da Dio vita lunga per beneficio
di santa Chiesa.

Parisiis, die 22 di septembre 1636.

Di Vostra Beatitudine
servo fedele, verace, perpetuo, umilissimo, divotissimo
Fra Campanella

PROPOSIZIONI ERETICHE, GENTILIZZANTI
TALMUDISTICHE E ZANNESCHE

1. Dio non la fa da par suo quando castiga, ma solo fa da par suo quando
perdona.

2. La beata Vergine è vapor di Dio esalante come parte più pura, e in
Dio restò l’impura.

3. Cristo non ha pagato a Maria quanto li deve, né può estinguer il debito;
e Maria ha dato più a Cristo che non Cristo a Maria.

4. Cristo non sta contento in Cielo per essersi partito de l’utero di Maria
Vergine, dove stava meglio; né la beata Vergine ha ricevuto ricompensa bastante
da lui, anzi resta creditrice in infinito e insolubile.

5. «Christe, audi nos» vol dire: «obedi nobis»; e si dice con alteri[gi]a e
comandamento.

6. La beata Vergine è un finito infinito, un’omnipotente debolezza, un
mezzo Dio e un mezzo uomo, Dio mediterraneo. Si può dir Dea, e un
Dio creato, Dio zoppicante, Dio dimezzato, Dio fuoruscito di se stesso.

7. La beata Vergine è dello stesso ordine di Dio; e Dea deve nominarsi
a quello, da Cristo Cristessa, da uomo omessa, unigenita, primogenita.

8. La beata Vergine eccede li santi in infinito nell’amor di Dio. E si può
dir Spirito santo senza eccezione, perché è spirata da le tre persone divine, e
non amata, ma Sanctus amor; anzi si deve chiamar Spirito santo e fiato di
Dio, né si può negare.

9. La misericordia della Vergine è più suave che in Dio stesso.

10. Nel Padre ci è la misericordia senza compassione, nel Figlio con
compassione ma con giustizia, in Maria appassionata e senza giustizia.

11. Dio nel perdonare non è uno, e l’effetti del perdonare sono infiniti,
ma nel castigare a pena è uno.

12. «Christe, eleison» è un pregar tanto efficace, che non può negar la
grazia per lo debito indissolubile a Maria.

13. Il cielo dato a Maria non è vero cielo, ma improprio, imaginario e
cassa di cielo. L’utero di Maria è cielo proprio intellectuale.

14.Se fosser dui Dei, l’un facitor de le cose tutte e un altro facitor solo
di Maria, questo di Maria saria migliore.

15. Cristo meritò a tutti noi l’unione ipostatica, ma fu meglio per noi che
non ce la desse.

16. Cristo si lamenta che Dio col suo sangue salva solo i predestinati e
lascia infiniti reprobati per defetto di grazia efficace.

17. Si dice solo a Cristo nella Trinità: «Audi nos»; e per parentela i prìncipi
soleno torcer la giustizia, e Cristo nostro parente non è fuor di questa
regola.

18. Dio se ne tien buono e si vanta con gli angeli che noi gli parliamo, e
per questo giusto vol che li parliamo e non per esaudirci, ché già ci avea
esauditi.

19. La beata Vergine è mezzo Dio e mezzo uomo, un finito infinito, Dio
creato, perch’ha la sostanza umana senza le qualità, e le qualità divine senza
sostanza.

20. Maria si fa emola del Padre Dio in comandare al Figlio e, di più, li
machina la caduta.

21. La beata Vergine è un ritaglio di Cristo.

22. Da Maria come da primo principio derivano tanti doni.

23. La virginità della Chiesa deriva da Cristo, quella di Cristo da Maria,
primo fonte di questa purità. Più importa a Cristo la virginità di Maria che
la sua stessa. Se Cristo non fosse nato di vergine, non saria Dio. Ogni virginità
dipende da Maria come da causa esemplare e idea sossistente alla platonica
effettiva e finale.

24. Quando Cristo glorificato mangiò il miele ecc., lo convertìo in sua
sostanza gloriosa.

25. Maria non ebbe angelo custode altro che Dio, se non forse a pompa,
perch’è Maria non individuo, ma una delle cause universali della salute del
mondo.

26. Maria ebbe il latte in bocca, non nelle mammelle come l’altre madri.

27. Quel che fecero gli apostoli predicando in particolari provincie ciascuno,
Maria lo fe’ in tutto il mondo.

28. Cristo in croce donò a Maria san Giovanni per figlio: era san Giovanni
una bestia intricata nelle spine di peccati e materia di vendetta, e pur Maria
non lo sdegna; e del peccator è detto: «Ecce filius tuus».

29. Maria amò più gli uomini che non il proprio figlio infinitamente.

30. Son più ammirabili gli attributi di Maria «virgo et mater» che di Cristo
«Deus et homo». «Descendit de Coelis, idest de utero Mariae». «In
principio Deus creavit coelum» si può intendere Maria ecc. Maria, somma
de l’universo, capo di tutti: quanto bene è in tutte le cose è in Maria con
infinito excesso.

31. Dir a Maria che preghi per noi, è dir che faccia che ci dia il Figlio
quel ch’è sotto il dominio di lei.

32.Dio più presto lasciaria d’ascoltar il suo trisagio che l’orazioni di
Maria.

33. Maria è figlia de l’ossa di Cristo e Cristo è figlio de la carne di Maria.

34. Quando il Padre produsse il Verbo, fe’ la predica di Maria: Maria è
predica sossistente e ipostatica; e però Cristo non la predicò, perché essa era
predica e laude animata.

35. Il Padre sfogò la pienezza nel Figlio, il Figlio nello Spirito santo, lo
Spirito santo, non potendo sfogar dentro, sfogò fuori, per pagarsi di ciò
nella beata Vergine, che è suo spirito santo.

36. La beata Vergine sede a mensa con le tre persone divine come quarta
persona ed è trattata per tale.

37. La beata Vergine è imagine di Dio naturale e gli altri artificiale.

38. Maria è meglior che Cristo, quanto differentius quod illo nomen hereditavit.

39. La beata Vergine è più pura de la virginità stessa e più casta che la
castità stessa: è virginità delle virginità per essenza, e l’altre per partecipazione
di lei, o similitudine, come Dio è buono per essenza e le creature per participanza.

40. La virginità di Maria è più che la gloria di santi e del proprio corpo, e
più che l’impassibilità, sottilità l’agilità e la chiarezza, doti della gloria.

41. Inanti che Dio si facesse uomo, era un Dio di cui non ti potevi prevalere
e, per trovarlo, ti consumavi indarno.

42. La natura nostra si fa grata a Dio senza grazia giustificante.

43. La beata Vergine è composta di quattro parti di divinità e una di
creatura infinitamente pura: operationes beatae Virginis sunt theandricae.

44. La beata Vergine è più ammirabile che Cristo, infinita e incomprensibile.

45. La beata Vergine, se non ha dato a Dio la potenza creativa, ha dato
l’esecutiva: perché è causa finale de tutte le creature e primogenita di tutte,
e per lei Dio produsse il mondo per Maria, ma Maria con Dio fabricò il
mondo e tutte le creature.

46. Maria fu causa ideale del mondo ab initio et ante secula.

47. Maria è Dio increaturito.

48. Maria ha dominio e proprietà sopra la salute degli uomini, e Dio prega
a Maria che preghi per noi; Dio ha dato a Maria di sforzarlo.

49. Maria è fonte del battesmo e da lei si derivano tutti i sacramenti.

50. Il zelo di Dio nella custodia di Maria ha mangiati e digeriti tutti gli
attributi di Dio, ha divorato Dio, si mangiò Dio di natura; non solo il Figlio,
ma tutte le tre persone ha divorato.

51. Allo Spirito santo si dice con voce imperativa e non deprecativa:
«Veni, sancte Spiritus», perché è suggetto a noi.

52. Da Maria vengono tutti i meriti, doni, grazie, prerogative, privilegi,
ausilio, vocazioni, inspirazioni, li sacramenti e li desidèri buoni.

53. E più degna e più nobile Maria che la beatitudine.

54. Maria è Dea comandatrice di Dio e Dio è suggetto a Maria.

55. Maria è omnipotente non solo sopra le creature, ma sopra Dio, e fa
più che li santi e che Dio.

56. Da Maria pende, come da vicaria e imperatrice di Dio, la vita, la
morte, la sorte, li regni, la nascita e ’l fine delle republiche, lo spiantare le
nazioni, la libertà, la servitù ecc.

57. Sì come il Figlio è sapienza sossistente di Dio Padre e lo Spirito santo
amor d’ambidui, così Maria è clemenza di Dio sussistente.

58. Maria merita il nome d’infinita per mille titoli ed è infinita.

59. Maria non solo meritò, ma trasse, sforzò anche [Dio]ad umanarsi; e
s’obliga a distribuir li suoi doni; anzi la clemenza di Cristo vien da Maria, e
però Dio si ha posto per legge il voler di Maria.

60. Maria avanza infinitamente simpliciter tutti i meriti e azioni di santi.

61. Ci vol tutto un Dio a perdonar un sol peccato: dunque, come dicono
i Novaziani, per ogni peccatore e per ogni volta che pecca ci vuol un Dio
proprio e Dii innumerabili; e però Maria ci ha provisto di multiplicar tanti
Dei quanti son i peccati, e può dire: – Un Dio mi donasti, cento migliara di
milioni ti ho guadagnato.

62. È proposizion per sé, in quarto modo: Dio ha misericordia, come
Dio dioseggia e il Signor signoreggia.

63. Maria è omnipotente e Dio omnipotente.

64. Più fa Maria che Dio di beni al peccatore.

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