Tommaso Campanella, Lettere, n. 85

Precedente Successiva

A PAPA URBANO VIII IN ROMA

Frascati, 29 settembre 1631

Santissimo Padre,

viene a Vostra Beatitudine il Commento della generosa elegia proemiale
di Vostra Beatitudine, la qual col ristoro della poesia porta seco il ristoro di
tutte le scienze appresso. Ho fatto il resto de’ Commenti e si potrebbero
stampare, sendomi chiesti da tutte scole e librari e letterati, se i letteratelli
e invidiosi, i quai vorrebben che Vostra Beatitudine solo vedesse e udisse
co’ sensi loro, non avesser posto prima in gelosia la prattica del vostro servo
– murmurando come Simoni leprosi, – perché non conoscesse Vostra Beatitudine
mai, come per il vostro servo Domenedio ristorò già tutte le scienze
secondo la natura e la Scrittura con mirabil utilità; e poi soggionto ch’io non
son tanto nelle dottrine, quanto ero tenuto quando stavo al buio.

Per questo io cercai d’esser adoprato in Santo Officio, perché il mio
Liberatore facesse prova al mondo ch’il suo liberato è fonte, e non canale solamente,
chi può parlar d’ogni cosa in pronto – sia detto per gloria di Dio e
di Vostra Santità e confusion della nequizia, come la santa Scrittura, non
che Plutarco, me concede in questo caso – una giornata sempre cose nove,
non che le scritte da tutti, come ancora tutta Europa confessa, leggendo i
miei libri stampati e scritti con più nome che pria, se non qua intorno al
palazzo, dopo che dal buio della compassione uscii al chiaro dell’invidia statistica,
chi procura sia riferito a Vostra Beatitudine, bench’io dicessi e facessi
miracoli, sempre meno. Non mente chi dice

Fugit potentum limina veritas ecc.;

e sempre mi travagliano, in ciò fidàti, perché divenga co’ lamenti noioso a
Vostra Beatitudine; e s’ella non fosse tutto occhi e tutto orecchie, come l’animal
sacro d’Ezechiele, ante et retro, io sarei già spento.

Quanto alle Censure che donai, veda non sia ingannata, perché son più
ch’io non dico: io, vostro Zopiro solo solo ecc. Il mio libro contra ateisti
prova efficacemente che Dio è, e la providenza, e l’immortalità dell’anima;
e la religion costar secondo la natura universale, non secondo l’arte di statisti:
e fa frutto grande dove è ito. Vostra Beatitudine l’esamini, perché nullo
scrittore dimostra tanto evidentemente. Dubito che si stampi di novo avanti
che si riconci secondo la bulla di Vostra Beatitudine. La qual da alcuni, per
far danno a me tanto tempo trattenendomi, è interpetrata contra Mosè, contra
san Paolo, contra i Padri e scolastici, e contra i Concili e ’l ius naturale,
con poco rispetto del senno altissimo di Vostra Beatitudine. Donai di ciò un
foglietto all’eminentissimo Ginnetti. Supplico Vostra Beatitudine lo veda,
e liberi questo libro per ben di Veneti e Oltramontani e di tanti vacillanti,
chi me lo cercano instantissimamente. E ’l vostro servo sta scornato donec
ecc., oltre il danno e per Vostra Beatitudine e per me.

Il marchese Manso napoletano, vecchio d’età e dottrina, vuol venire a
morir in Roma e aiutarmi con sue ricchezze – ché non ha figli né parenti –
a far il collegio Barberino di tutti primi ingegni d’Europa. Ma senza il
consenso di Vostra Beatitudine non vuol partire. Supplico mi dia licenza
ch’io li scriva ch’a Vostra Beatitudine piace ecc. E dir al signor cardinal Ginnetti
che faccia il breve della chiesa di regnicoli, che m’è già concessa. Da
tutte parti d’Europa mi scriveno lodando Vostra Beatitudine in me suo liberato,
e desiano questa academia per ristoro della religione e delle scienze.
E questa è la via di far caminar i zoppi: conciar prima le gambe; altrimenti
son vani i comandamenti che caminin bene e lascin le stanfelle di statisti:
così il frumento cresceria senza vedersi come.

Non diffidi Vostra Beatitudine per le dicerie: altre più fûr fatte a’ santi
Agostino, Crisostomo, Atanasio, Geronimo, anzi a san Tomaso, non che a
filosofi massimi, e agli apostoli, e alla Sapienza incarnata, di cui è vicario Vostra
Beatitudine. La qual, sol con mirar di buon occhio i suoi servi, può mutar
tutto in meglio, come vedrà stampato il Reminiscentur, contrastato da
sofisti come ogni altro beneficio grande e l’Evangelio. «Intret in conspectu
tuo oratio mea».

Dio li dona anni assai e prosperità non a cose volgari ecc. Così l’auguro
e prego dall’Omnipotente oggi, dì di san Michele, e[lett]o capitan generale
del Cielo e della terra.

Zopiro non conosciuto, prostrato a’ santi piedi ecc.
[A tergo:] Alla Santità di nostro signore papa Urbano VIII.

Precedente Successiva

Scheda informativa

Schede storico-bibliografiche