Tommaso Campanella, Lettere, n. 36

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AL RE DI SPAGNA FILIPPO III E A PAPA PAOLO V

Napoli, settembre 1610 - principio del 1611

Fra Tomaso Campanella dell’ordine di San Domenico dice al Re Cattolico
e al santo Pontefice e loro offiziali che l’è stato fatto grandissimo torto contra
a tenerlo dodici anni sin ora carcerato e sepolto nelli regii Castelli di Napoli,
dopo tanti asprissimi tormenti, in tanti guai, fosse, nudità, fame, opprobrii,
paure e dolori. Non solo perché lui è innocente dell’eresia, come s’è visto
in Sant’Offizio, dove tutti li complici fûro liberati e li testimoni, ritrattandose,
dechiarôrno che questo nome d’eresia fu trovato da loro stessi per fuggire la
furia de’ processanti che li voleano far morire inconsulto pontifice, a cui prima
finsero li escomunicati processanti che voleano ribellare il Regno. E anco della
rebellion è innocentissimo, poiché non consta, né è accusato de delitto, ma
solo che volea farlo. E questa voluntà è declarata da emuli e inimici e venuti a
far male per vindicarsi d’inimici e guadagnar stipendi dal Re ingannato; e tutti
son per detto d’altri, che negâro in tormentis e li confessi sono singulari,
complici exdicto e retrattati in morte altri, altri nel Santo Offizio; e contro
loro esso Campanella ha tante opere mirabili fatte a beneficio di santa Chiesa
e del Re, che dirò appresso; e lo Fiscale, parente e instromento d’inimici,
non le lasciò presentare, contro la filosofia evangelica e naturale: «A fructibus
eorum cognoscetis eos», e non averbis inimicorum, ambitiosorum et avarorum.
Ma l’è fatto ancor torto, perché de iure gentium «excellens in arte non
debet mori». E, come dice Platone in iure naturae e san Tomaso in divino,
non si deve dalla republica resecare se non chi è membro fracido, inetto a
far bene, perché non si punisce l’uomo per il peccato fatto, che non può essere
non fatto, ma perché lui o altri per suo esempio più non pecchi.

Or esso, dopo tanta penitenza, per emenda ed esempio degli altri promette
dare le seguenti opere maravigliose utilissime al Re e alla republica
cristiana, obligandosi alla pena del foco se mente. Né dimanda altro premio,
se non che si possa defendere la propria innocenza, secondo la legge, di propria
bocca: e fra tanto, essere megliorato di carcere, ché sta in mano di gente
pagate ad esserli inimici. E tutto a gloria d’Iddio e confusione di quelli che
per invidia e per «pane di mendacio» calumniôrno tutti li profeti, apostoli,
filosofi e sapienti d’eresie e di rebellione, come appare nella Bibbia e nell’Apologia
di Platone e Senofonte proSocrate, delli quali Giesù Iddio nostro è
sigillo: «Quia Samaritanus est», «blasphemat», «demonium habet», «contradicit
Caesari, se regem facit» ecc. Però vedasi che li discepoli del Crocifisso
non diventino crocifissori delli membri suoi. Tanto più che lui affirma
solamente aver voluto che, si venìa la mutazione, che li segni del cielo
universali minacciavano e li portenti di Calabria, cioè li terremoti, inundazioni,
comete e visioni in aria, volea predicare e fare la republica de l’Apocalissi.
Il che, quantunque detto per fuggire la certissima morte nel tormento,
pur è vero e aspettato mo da san Vincenzo, Catarina, Brigida, Dionisio
Cartusiano, don Serafino da Fermo; e di più scopre li segni «in sole, luna et
stellis», che san Gregorio stimò essere a lui prossimi, già essere presenti; e
pon il mondo in una vigilanza profetica da tutta la Scrittura e dottori santi
aspettata. Dunque vedan non se dica: «Rebellat Amos, o rex Jeroboam»
un’altra volta; e così supplica, si protesta e promette, dicendo che questo
negozio se deve dechiarare fra teologi e prìncipi di santa Chiesa, e non da
politici e altri intendenti. E riconosce da Iddio quel che promette, e da sé
solo il peccato e abuso de’ doni divini, per il che ha patito tanto: e or, volendo
far bene, dice: – Miserere.

1. Promette manifestare quattro miracoli evidentissimi nell’universo per
corroborazione della profezia evangelica e confusione de’ Gentili ed eretici
e macchiavellisti, donde siano forzati l’infedeli a venir alla fede e si raccenda
la morta fede tra’ cattolici, con tanto frutto, che dall’apostoli in qua non si
vide il simile.

2. Scoprire una cospirazione de’ filosofi, astronomi, teologi, prìncipi e
scienziati, fatta per oscurar l’Evangelio e fomentata da Abaddon, angelo
dell’abisso; la quale, scoperta, subbito se discioglie con frutto grandissimo
del Cristianesmo, ut supra.

3. Far un libro, dove si mostra essere venuto il tempo di compire la promessa
ad Abramo, «ut heres esset mundi», e che, dopo tanti scompigli avvenuti
per la diversità de’ Stati e religioni, il mondo s’ha da unire sott’una
monarchia felicissima in una gregge e un pastore, con quella felicità che cantano
li poeti del secol d’oro, e li filosofi scriveno de statu optimae reipublicae,
ancor non vista, e li profeti di Gerusalem liberata d’infedeli Babilonici e desiderata
nell’orazion comune, ut «fiat voluntas tua sicut in Coelo et in terra»,
e da tutte nazion aspettata, come provarò con la Scrittura e dottori
santi e scienze naturali e morali e consenso universale in Cielo e in terra.
E ch’al re di Spagna, braccio del Messia aspettato sin mo dall’isole del Mondo
Nuovo secondo Isaia profeta, tocca come a mistico Ciro congregarla a
far di tutto il mondo un tempio a Iddio del Cielo e metter il continuo sacrifizio,
che si fa in ogni ora nel suo imperio girando col mondo e col sole. E
far che tutte gente lo desiderino, nonché il papa ed ecclesiastici, e aiutin a
farlo, perché dov’inclina l’util comune e la profezia de’ savii, per natura inclina
l’imperio ancora ecc.

4. Far un libro secreto al Re Cattolico, dove si mostra con modi profetici
e politici lo modo d’arrivar presto a questa monarchia e si scopreno molt’errori
che sinora tardâro la fortuna del suo imperio.

5. Far un altro libro contro tutte le sette de’ Gentili orientali e occidentali,
dove si mostri il modo di convincerli secondo la raggion comune e li
princìpi di ciascuna lor setta, poiché non creden ad autorità; e ch’ogni mediocre
ingegno possa confonderle e con questo scompigliare li Stati loro e
tirarli a sé con meraviglia.

6. Un altro libro contro macchiavellisti, peste di questo secolo e della
monarchia cattolica, dove si mostra con invittissime raggioni e nove quanto
errino nella dottrina dell’anime in pensare che la religione sia arte di Stato,
in modo che non possa ostinato sofista dar risposta; e come quanti han seguitato
questa lor raggion di Stato per tutte l’istorie han perduto lo Stato e
la vita; o in sé, o subbito ne’ lor successori; e che tutti prìncipi di tal setta
son tiranni subbito e li popoli sediziosi, come nel Luteranesmo.

7. Un altro libro contro Luterani e Calvinisti, che possa ognuno convincerli
alla prima disputa, e anche ogni altro settario; e ch’il modo tenuto con
loro è un allongare la lite, il che è spezie di vittoria a chi mantien il torto.

8. Un libro a’ prìncipi d’Italia, che per raggion di lor Stato e del Cristianesmo
non deveno contradir alla monarchia di Spagna, mentre è cattolica
romana, altrimente ruinaremo. E come si pônno nel papato guardare
dalla potenza e gelosia, ch’hanno di quella, ottimamente.

9. Andar in Germania, lasciando quattro parenti ostaggi in carcere, e
convertir alla fede cattolica almeno due de’ prìncipi protestanti, e tra quindici
mesi tornare con gli ambasciatori di pace a Roma; e dir inanzi in che
modo posso io far questo con sodisfazione, per grazia d’Iddio, al sommo
pontefice.

10. Far dopoi cinquanta discepoli armati di ragioni, istorie, autorità, prove
e desiderio di martirio, e mandarli a predicar contro eretici in Germania,
e screditar a fatti i loro eresiarchi, e mostrare l’imminente ruina di quelle
sette; e ch’essi si confessino vinti con la disunione e incertezza, ma noi
non sappiamo raccoglier il frutto della vittoria.

11. Insegnar in spazio d’un anno filosofia naturale, morale, politica, medicina,
astrologia, cosmografia, poetica e rettorica ad ogni ingegno atto ad
imparare, facendo che ‘l mondo sia libro e memoria locale, e che tali discepoli
sappino più ch’altri versati dieci anni nelli studi comuni, e sian risoluti
più nella verità delle cose che nelle parole.

12. Far di nuovo tutte le scienze naturali e morali cavandole dalla sacra
Scrittura e da’ santi Padri, per distogliere la gioventù da’ libri di Gentili, che
son la zizzania del vangelico seme e officina del macchiavellesmo, e che tali
libri avanzino Platone e Aristotele di faciltà, certezza, verità, raggioni ed
esperienze, per consenso di tutti che con giusto senno l’esamineranno.

13. Aprir una gran porta all’Ebrei e Macomettani maravigliosamente per
entrar alla fede cattolica, e de più scoprire Macometto Antecristo con più
veri signali, e che da lui s’aspetta l’ultimo nefandissimo corno, a cui Calvino
e Lutero son precursori.

14. Far nova astronomia, poiché tutto il cielo è già mutato, e aggiunger
altre figure di stelle del Mondo Nuovo, e signar in quelle gli eroi della conquista
con gloria di Spagna e del Cristianesmo, come fecero li Caldei ed Egizii
e Greci nel nostro emisfero, e mostrare li sintomi della morte del mondo
per foco, in favor di san Pietro, contro fisici e astronomi erranti.

15. Item, per ammenda di quel che rubâro li processanti sotto color di salvar
la provincia di rebellione, promette augumentar le rendite del regno di
Napoli a centomila ducati più che l’ordinario, con gloria del Re e utile e crescimento
di vassalli, piantando virtù, estirpando vizi e gabelle poco giuste.

16. Far guadagnar al Re per una volta quasi mezzo milion d’oro da impiegarse
ad un’impresa utilissima alla monarchia di Spagna e con beneficio
di popoli.

17. Fabricar una città di tal lavoro mirabile, che solo guardandola s’imparino
tutte le scienze istoricamente.

18. Promette per la monarchia di Spagna le seguenti cose come probabili:
primo, far che li vascelli navighino senza remi e senza vento quando altri
stanno in calma; secondo, far caminar le carra col vento in luochi piani
meglio che non s’usa nella China; terzo, far che li soldati a cavallo adoprin
ambe le mani senza tener briglia, e guidar bene il cavallo meglio che Tartari.

Le predette cose promette darle fra venti mesi, le certe certamente, le
probabili probabilmente, e che non sia nelli libri errore, adulazione, stiratura
di senso, ma confirmati con raggioni, esperienze e autorità divine, e risponder
ad ogni contradicente usque ad satisfactionem animi.

E perché si veda ch’il supplicante pensava ad edificare la monarchia spagnuola
e della santa Chiesa secondo questi pensieri sopra scritti, si mette
qua la lista dell’opere ch’ha fatto, onde si conosca che quello che promette
di fare già era cominciato e quasi finito.

In primis scrisse un volume de discorsi Della monarchia spagnuola e del
modo d’acquistarla universalmente e mantenerla, ad instanza del olim reggente
Martos Gorostiola: libro mirabile.

2. Un libro de Discorsi alli prìncipi d’Italia per la monarchia di Spagna,
secondo l’articolo 8.

3. Un trattato Delle raggioni ch’ha il Re Cattolico sopra il Mondo Nuovo,
contro l’adulanti e contradicenti, per teologia altissima.

4. La tragedia della Regina di Scozia, per Spagna contr’lnghilterra.

Questi libri volendoli presentare per sua difesa, che l’avea fatto venire da
Calabria fra Pietro de Stilo, non fu permesso dal fisco, ma serrato porte,
finestre e levata la commodità di scrivere e agiutarse.

5. Scrisse Della monarchia del Cristianesmo un volume donato al cardinal
San Giorgio.

6. Un altro volume più teologico, come secondo scritto Della monarchia
del Messia
in spirituale e temporale.

7. De republica libro uno e Aforismi politici centocinquanta iuxta propria
dogmata.

8. Contro Luterani e Calvinisti un dialogo secondo l’articolo 7, ut supra.

9. Contro macchiavellisti e ateisti un libro mirabilissimo, contro le radici
ancora d’ogni setta e Talmutisti e Macomettani.

10. De rerum universitate libri viginti imperfecti, iuxta propria principia.

11. De filosofia naturale e morale un Epilogismo vulgar e latino, e due
altri compendi varii a diverse persone.

12. De sensu rerum et magia libri quattuor admirabiles in arcanis naturae
reserandis.

13. De investigatione rerum libri tres.

14. De insomniis liber unus.

15. Pro Telesio libri octo contra Peripateticos.

16. Apologiae duae pro philosophis Magnae Graeciae.

17. De origine venarum, arteriarum et nervorum et de facultatibus apologia
pro Telesio.

18. De medicina libri duo contra medicos ex propriis principiis.

19. De dialectica, poëtica et rhetorica libri tres.

20. De metaphysica propria partes tres,ubi de robore scientiarum et principiis,
et de primalitatibus: Potentia, Sapientia et Amore, et de obiectis, et de
influxibus: Necessitate, Fato et Harmonia, et de religionis veritate et sectarum
erroribus, de reversione ad Deum, de intelligentiis et ideis
ecc.

21. De motibus astrorum libri quattuor contra philosophos et astronomos,
ubi etiam de symptomatis mortis mundi per ignem.

22. Varie rime: libri sette ad amici, regni e republiche, con salmodia ecc.,
e versi volgari secondo la misura latina, detta la Cantica.

23. Articuli prophetales sexdecim de eventibus saeculi praesentis usque in
finem, iuxta prophetiam divinam et humanam atque omnes scientias
ecc.
Questo è fatto per prova che non finsi le profezie, per le quali dicono
che volea ribellare

24. Molti opusculi in verso e prosa; e De philosophia Pythagoreorum libri
tre in verso latino.

25. Pro Thomistis contra Molinam articoli cinquanta.

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