Tommaso Campanella, Lettere, n. 162

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A DON FILIPPO COLONNAIN ROMA

Parigi, 19 gennaio 1638

Eccellentissimo signor e padron colendissimo,

dopo le buone feste, che sempre ho pregato e prego da Dio alla casa sua,
supplico che mi dia nova di quel ch’averà fatto con Sua Santità e s’ha introdotto
il Favilla a parlarli e presentarli la relazion ch’ho fatto sopra i libri e
pretendenze dei nemici della fede e de l’unità. Li quali non desisteno al
presente di scriver e promulgare e stimolar li principi sopra il medesmo trattato:
onde temo che la pace sarà peggior che la guerra: e tanto tona fin che
piove, e coloro a chi si fiden i miei padroni di costà sunt canes muti nescientes
latrare
per non perder il boccone.

L’avviso ancora che monsignor Spondano, ch’ha fatto il compendio
degli Annali del Baronio, già fa tutta l’istoria dell’anno dove lasciò il Baronio
fin al presente, come ha fatto il padre Bzovio: dicendo costui ch’il
predetto ha scritto falsamente e goffamente, come in particolar si vede nell’istoria
d’Alessandro VI, sopra la quale il signor don Gioan buona memoria
ebbe contesa con lui, se si ricorda. Adesso correno le narrazioni con
più veracità e si trova scrivendo nel tempo di Pio V, dove ci entra assai la
casa Colonna. Pertanto supplico Vostra Eccellenza, che mi mandi il compendio
di quelle scritture che pur fur negate al Bzovio per la sua indiscrezione,
quando lo condussi in casa vostra. Di più, m’avvisi se desidera che si
metta qualche cosa particolar di casa sua. Quant’alla vostra persona e del
tempo presente, è officio mio procurar che se ne parli come si deve, e in
particolar di quel che li prego che faccia con Sua Santità, perché presto
vedremo di quanto momento è; io ho stampato e vo stampando l’opere
mie, e quando ci sarà commodità l’invierò a Vostra Eccellenza e al signor
don Pietro.

Qui si sta in allegrezza e festini per la miracolosa gravidanza della regina
e li pretendenti e nemici interni ed esterni van perdendo le speranze,
e Dio benedetto rimira alla pietà del re e della regina con favorevole benevolenza.
Di più, si fanno grandi apparecchi di guerra, e il signor cardinal
Ginetti e anche il suo secretario mi scriveno in risposta d’una mia,
che stan desperati di veder la pace e nel purgatorio de’ proprii falli e in exilio.

Io resto sempre al commando di Vostra Eccellenza e la ringrazio assai,
che gradisce ex animo la mia leal servitù, come per la ultima sua mi scrive;
e l’assicuro che non c’è persona, che con più sincerità e con animo filosofico
e non corteggiano l’osservi, e riverisca la sua casa come rifugio della virtù e
valor e splendor d’Italia.

Parigi, 19 di gennaro 1638.

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