Tommaso Campanella, Lettere, n. 98

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AL CARDINAL NIPOTE ANTONIO BARBERINI IN ROMA

Roma, 23 marzo 1634

Eminentissimo e reverendissimo signore e padron colendissimo,

dubitando ancora dell’audienza, che si dona e a’ buoni per consolarli e a’
tristi per corregerli, scrivo e mando a Vostra Eminenza questo opuscolo,
primamente necessario alla gloria della protezion dell’onor di san Domenico,
senza dubio vittorioso a giudizio anche di nemici, convenientissimo alla
sua magnanimità; e la riprego, come altre volte, «priusquam interroges,
non iudices quenquam», e che mi vaglia l’innocenza vera, degnissima della
sua protezione, necessaria al tempo della crucifissione di buoni, non della
resurrezione, chi sempre è certa a chi nasce per far bene e non per averne.

Le fo umilissima riverenza e la prego dall’Altissimo quel che l’è meglio
sempre.

Dalla Minerva 23 di marzo 1634.

Di Vostra Eminenza reverendissima
servitore umilissimo e veracissimo
Fra Tomaso Campanella
[A tergo:] All’eminentissimo e reverendissimo
signor cardinal Antonio Barberino,
padron colendissimo.

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