Tommaso Campanella, Lettere, n. 45

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A GALILEO GALILEI IN FIRENZE

Napoli, 3 novembre 1616

Io ho mandato a Roma e a Vostra Signoria una questione, dove si prova
teologicamente ch’il modo di filosofare da lei tenuto è più conforme a la divina
Scrittura che non lo contrario, o almeno assai più che non l’aristotelico:
e questo, per via dell’illustrissimo Gaetano; e non ho avuto risposta di Vostra
Signoria come le piacesse. Ora m’è capitato in mano un discorso di un
Ravennate, contrario al filosofar suo e di Copernico, e averei risposto, se
Vostra Signoria si fosse degnata significarmi ch’abbia avuto a caro la questione
mia, e se li argomenti teologici non fossero stati da me sciolti, e li matematici
da Plutarco e Copernico e altri; e credo ch’a Vostra Signoria pareranno
assai fragili e imbecilli, e fûro anche sciolti nel primo libro de le
Questioni mie contra li settari di tutte nazioni.

Ora io son forzato da un amico a scriver a Vostra Signoria. Costui è fra
Pietro di Nocera, uomo di sagace giudizio, ch’ha fatto un mirabil vascello resistente
ad ogni vento e artiglieria e vorrebbe, poi che qua s’è fatta prova, dar
la sua fatica al serenissimo Granduca, per mille rispetti che lui scriverà, e anche
la forma e l’uso. Pertanto supplico a Vostra Signoria che negozii questo
col Granduca e me n’avvisi quel che deve succedere e che farsi. Resto al suo
comando, e sto quasi in libertà, e desidero vederla, e prego Dio per lei.

Napoli, 3 di novembre 1616.

Servitore affezionatissimo
Fra Tomaso Campanella
[A tergo:] A Galileo Galilei
filosofo e matematico del Granduca. Fiorenza.

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