Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 54

Precedente Successiva

54
Sopra i colori delle vestisonetto


Convien al secol nostro abito negro,
pria bianco, poscia vario, oggi moresco,
notturno, rio, infernal, traditoresco,
d'ignoranze e paure orrido ed egro.

Ond'ha a vergogna ogni color allegro,
che 'l suo fin piange e 'l viver tirannesco,
di catene, di lacci, piombo e vesco,
di tetri eroi e d'afflitte alme intègro.

Dinota ancora la stoltizia estrema,
che ci fa ciechi, tenebrosi e grami,
onde 'l più oscuro il manco par che prema.

Tempo veggo io ch'a candidi ricami,
dove pria fummo, la ruota suprema,
da questa feccia, è forza ne richiami.

Commento dell'Autore

I colori, de' quali si diletta ogni secolo e nazione, mostrano i costumi di quella. Ed oggi tutti amano il nero, proprio della terra, e della materia e dell'inferno, di lutto e d'ignoranza segno. Che il primo colore fu il candido celeste, si vede nelle istorie di Roma; poi rosso nella bellica crudeltà; poi vario nelle sedizioni; poi venne il bianco a tempo di Giesù Dio, e tutti battezzati prendevano la veste bianca, e da quella per vari colori siamo ora arrivati al nero. Dunque, torneremo al bianco, secondo la ruota fatale. E così pruova ne' Profetali, che i cardinali vestiranno di bianco.

Precedente Successiva

Schede storico-bibliografiche