Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 31

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madrigale 4


Non fece gli enti per vivere in loro,
qual padre in figli o maestro ne' scolari;
né per far mostra altrui delle sue pompe,
ch'altri non vi era, e gli architetti rari
non mostran a una polce un gran lavoro,
né cerca onor chi in sé non si corrompe.

Or chi dirà perché, se 'l Senno Eterno
di tanto arcano il velame non rompe?
S'e' fu sempre, il Niente non fu mai;
e tutti enti son rai
del Primo, in cui trovai
mondi, virtuti e idee, nel suo interno
fatti e rifatti in più fogge ab aeterno,
nuove agli enti rifatti, a' fatti antiche;
figure ed ombre di sacre esistenze,
chi nella Prima son una ed amiche,
quantunque abbian tra lor varie apparenze.

Commento dell'Autore

Ogni ente genera un altro per immortalarsi in quello, non potendo in sé, o per fama, qual maestro ne' discepoli. Perché dunque fece Dio il mondo? Se tu dici: - Per mostrar la gloria sua, - dimando: - A chi, se non ci era altro Dio? - Né si può dire: - Per mostrarlo a noi, - che non eravamo. E, sendo noi come polci a rispetto suo, come può esser ch'a noi si avesse a manifestare? Tanto men, ch'onor è rimedio contra la morte, che a lui non tocca. [Questi dubbi si risolvono nella Metafisica].

Poi mostra che mai non fu il Niente; e che gli enti tutti son raggi d'esso Ente; e che in Dio ci sono mondi infiniti e cose per idea, che, in quanti modi possono esser fatti e rifatti temporalmente, rilucono in lui eternamente; perché non solo sa quel ch'è, ma quel ch'è possibile ad essere secondo il suo potere, ch'è infinito ed innumerabile. E come sono uno in lui ecc.

Note di GLP

(a) Viene inserito nel testo, fra parentesi quadre, un brano che Firpo pone come nota aggiuntiva di Campanella (Scritti letterari, 90), e che nell'originale si trova aggiunta a margine.

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