Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 73

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madrigale 8


Cosa il mondo non ha che non si muti,
né che del suo mutarsi non si doglia,
né che del suo dolersi Dio non preghi.

Fra' quali molti son cui avvenir soglia,
che, come tu ab aeterno vuoi, l'aiuti;
e molti ancora, a cui l'aiuto neghi.

Come dunque io saprò per cui ti pieghi,
s'io presente non fui al consiglio antico?
Argomento verace alfin m'addita
che quella orazion sia esaudita,
che con ragione e puramente io dico.

Così spesso, non sempre, nel tuo volto
sentenza è diffinita,
che 'l campo frutti ben, s'egli è ben cólto.

Commento dell'Autore

Dice che tutti gli enti pregano Dio nel suo modo, che loro tolga le pene: onde san Paolo, Ad Romanos: «Omnis creatura ingemiscit et parturit usque adhuc». E che Dio esaudisce molti secondo ch'e' destinò, e molti no; e che, non sapendo s'egli era destinato d'esser esaudito, s'appiglia al partito di pregare ancora. Perché per buon argomento conosce che la dimanda ragionevole e con purità deve essere esaudita, come il campo ben cultivato fa frutto; e si spera il frutto con ragione, benché Dio avesse disposto altrimenti, ma che Dio proprio pare che voglia anche tal fruttare ecc.

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